5 Vita di un ecosistema

La maggior parte degli ecosistemi che oggi sono costituiti da prati un tempo erano boschi; molti prati, se verranno abbandonati, torneranno col tempo di nuovo boschi. Ogni ecosistema possiede un suo ciclo vitale: nasce, si trasforma e muore. Dopo un certo periodo di tempo, anche molto lungo, l’ecosistema può rinascere e il terreno messo a nudo può ricoprirsi di vegetazione e venire di nuovo popolato dagli animali. La nascita e l’evoluzione di un ecosistema avvengono gradualmente, secondo fasi ordinate che costituiscono una successione ecologica.


Quali sono le fasi che attraversa un ecosistema in evoluzione?
Osserva lo schema 22 . Un campo abbandonato è il tipico esempio della prima fase di una successione ecologica. Le erbe e i licheni che lo invadono sono detti piante pioniere; esse, particolarmente robuste, attecchiscono con facilità sul terreno ormai povero di sali minerali e lo modificano arricchendolo di humus. Compaiono poi i primi cespugli che, a poco a poco, prendono il sopravvento sulle erbe. Sul terreno cadono foglie e altri resti vegetali che, marcendo, lo arricchiscono ulteriormente di sali minerali, permettendo la crescita di piante ad alto fusto. Il campo abbandonato si è lentamente trasformato in un altro ecosistema: il bosco. Di pari passo con la vegetazione si sviluppa la fauna: inizialmente arrivano nell’ecosistema insetti e piccoli erbivori richiamati dalla vegetazione in crescita, e la diffusione degli erbivori attira nell’ecosistema i carnivori. In un ecosistema in evoluzione c’è un continuo susseguirsi di comunità, dette stadi serali o sere. Tra due fasi successive, per un certo periodo, convivono specie appartenenti alla vecchia e alla nuova comunità; in questo caso esse entrano in concorrenza per la luce, lo spazio e il cibo. Durante la formazione dell’ecosistema bosco, per esempio, ci sarà un momento in cui coesisteranno cespugli e piante ad alto fusto. Queste, più alte e con radici lunghe, saranno avvantaggiate rispetto ai cespugli e nel tempo avranno la meglio. La comunità che, meglio di tutte le altre, è in grado di adattarsi al nuovo ambiente segna il termine della successione e prende il nome di climax (“vertice”); non viene più sostituita perché ha raggiunto un equilibrio più stabile di quelle che l’hanno preceduta e perciò non offre condizioni favorevoli allo stabilirsi di altre specie. Il climax è in grado di autoregolarsi fino a quando non sopraggiungono fattori esterni, come l’intervento umano o i mutamenti climatici.