8 Il genere Homo
8.2 L’Homo erectus
Alcune forme di Homo habilis, circa 1,8 milioni di anni fa diedero origine alla specie Homo erectus. L’Homo erectus aveva capacità cranica di circa 1000
cm3 e possedeva denti di forma simile a quelli dell’uomo moderno (22). Era capace di fabbricarsi attrezzi, di costruirsi ripari sotto la roccia e di
controllare il fuoco. È probabile che l’Homo erectus abbia fatto del focolare un centro di vita sociale, riunendosi attorno al fuoco con i compagni per
scambiare esperienze o per organizzare la vita del gruppo. Ciò ha favorito lo sviluppo del linguaggio e la nascita di nuove e complesse facoltà
psichiche. La scoperta del fuoco e probabilmente i ponti di terra formatisi per il ritiro delle acque del mare durante la prima glaciazione avrebbero
inoltre favorito la migrazione dell’Homo erectus verso l’Oriente e verso l’Europa, dove sarebbe giunto circa 800.000 anni fa. Molti studiosi ipotizzano
che da queste popolazioni di migratori si siano differenziate altre specie delle quali si sono ritrovati resti fossili: l’Homo antecessor e l’Homo
heidelbergensis, che visse in Germania, Francia, Grecia e Spagna fino a 300.000 anni fa.
8.3 L’Homo neanderthalensis
Nel 1856, in una cava della valle di Neander (Germania) sono stati trovati una calotta cranica e poche altre ossa che furono attribuite alla specie Homo
neanderthalensis e furono datate a un periodo compreso fra 100.000 e 30.000 anni fa. L’uomo di Neanderthal aveva una capacità cranica variabile da 1300
a 1600 cm3, arti molto robusti e perfettamente adattati all’andatura bipede. Questo gruppo di ominidi, che occupò l’Europa durante l’ultima glaciazione,
costruiva villaggi in posizione elevata e seppelliva i morti. Alcuni scheletri sono stati rinvenuti in fosse scavate nel pavimento delle grotte, con le
gambe raccolte al petto. Corna e ossa di animali, fiori e conchiglie disposti con cura attorno agli scheletri dimostrano che i neanderthaliani
possedevano una primitiva coscienza religiosa. L’analisi dei pollini ritrovati nelle sepolture ha dimostrato che essi appartengono a una flora di clima
freddo ma simile all’attuale. I neanderthaliani erano abili cacciatori e costruttori di utensili, come raschiatoi, punte, pugnali, aghi. Oggi si ritiene
che abbiano convissuto in Europa con l’uomo moderno e che si siano estinti molti anni dopo senza lasciare discendenza. Si pensa che la causa di tale
evoluzione sia stata determinata proprio dall’arrivo dell’uomo moderno, più adatto alle condizioni ambientali che andavano cambiando con la fine del
periodo glaciale.
8.4 L’Homo sapiens
L’uomo moderno, Homo sapiens, secondo l’ipotesi di molti studiosi avrebbe avuto un’origine africana, deriverebbe cioè da una specie vissuta in Africa
200.000 anni fa e migrata poi in tutto il mondo. Grazie alle ricerche svolte sul DNA delle popolazioni europee attuali, oggi si sa che i più antichi
sapiens europei arrivarono in Spagna 38.000 anni fa. Nel 1868 a Cro-Magnon, presso una località della Francia sud-occidentale, si sono ritrovati i primi
fossili di uomo moderno denominato Homo sapiens sapiens. I resti fossili dimostrano che aveva una capacità cranica variabile da 1400 a 1799 cm3, che
sapeva costruire strumenti in pietra levigata, aghi per cucire e riprodurre scene della propria vita mediante incisioni rupestri, segno di una vera
espressione artistica (23). L’evoluzione del linguaggio rese possibile la trasmissione delle esperienze da una generazione all’altra e la nascita della
cultura.
Inizialmente cacciatore e raccoglitore di frutti, l’Homo sapiens sapiens divenne ben presto allevatore e agricoltore e si costruì abitazioni usando
pietre, rami e pelli. La necessità di vivere in gruppo lo portò a organizzare i primi villaggi scegliendo luoghi elevati, naturalmente protetti e vicini
ai corsi d’acqua, mentre nelle zone paludose eresse le prime palafitte; questo favorì lo sviluppo di una vita sociale via via più complessa.
È possibile ricostruire l’albero genealogico degli ominidi?
In base allo studio dei resti fossili degli ominidi, alle recenti indagini sul DNA delle popolazioni attuali e sui frammenti di DNA recuperati dai resti
fossili, è possibile ricostruire l’albero genealogico delle specie fossili e dell’uomo moderno (24). Tuttavia, ancora oggi, la storia dell’evoluzione
biologica e culturale dell’uomo è oggetto di ricerca e studio.
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Le popolazioni umane
L’unica specie vivente della famiglia degli ominidi è quella dell’Homo sapiens sapiens. Eppure è facile accorgersi che, nell’ambito di questa specie, vi sono individui con caratteristiche diverse, appartenenti perciò a gruppi diversi. Come si è evoluto l’uomo attuale? Come si sono formati i vari gruppi etnici, cioè le varie popolazioni?Secondo alcuni studiosi, l’uomo attuale deriva da un unico ceppo comparso in una certa zona della Terra; secondo altri, deriva invece da ceppi diversi comparsi più o meno nello stesso periodo in vari luoghi della Terra. Sembra ormai universalmente accettata la prima di queste teorie: la culla dell’umanità è stata l’Africa centroorientale e da lì l’uomo è emigrato per popolare gli altri continenti.
Quello che l’Homo sapiens sapiens è diventato oggi è il risultato di millenni di selezione naturale. Il primo passo sarebbe stato la perdita di gran parte dei peli corporei: quando, circa 2 milioni di anni fa, gli ominidi hanno lasciato le foreste per popolare l’ambiente aperto della savana, è diventato importante raffreddare il corpo attraverso un efficiente processo di sudorazione, facilitato da un aumento delle ghiandole sudoripare e dall’assenza di peli.
Un altro importante passo sarebbe stato la differenziazione dei vari colori della pelle, per adattarsi alle diverse quantità di raggi ultravioletti
presenti nelle varie zone della Terra.
Probabilmente i primi uomini avevano la pelle scura, ricca di melanina, perfettamente adatta alle forti radiazioni solari tipiche del continente
africano.
Per le popolazioni migrate in Europa e in Asia, il carattere “pelle scura” avrebbe costituito uno svantaggio perché impediva di far arrivare
all’interno del corpo la quantità di raggi ultravioletti necessari alla sintesi della vitamina D, fondamentale per fissare il calcio nelle ossa e
assicurare uno scheletro sano e robusto. A queste latitudini, dove l’insolazione è minore, furono avvantaggiati gli individui che presentavano la
pelle più chiara.
Al giorno d’oggi i fattori ambientali che hanno dato origine alle differenze tra le varie popolazioni umane hanno perso la loro importanza, grazie
anche all’aumentata possibilità di interscambi facilitati dai moderni mezzi di comunicazione.