5 L’impollinazione

Perché nasca una pianta, i granuli di polline che si trovano negli stami e contengono i gameti maschili devono raggiungere gli ovuli di un fiore della stessa specie e fecondarli all’interno dell’ovario. Il trasporto del polline viene detto impollinazione. In natura il tipo di impollinazione che ha avuto più “successo”, perché favorisce la biodiversità, è quella incrociata, in cui il polline di una pianta raggiunge lo stimma di un fiore della stessa specie ma di un’altra pianta. Esistono però rari casi di piante in cui avviene l’autoimpollinazione, come il pisello e il grano. In questo caso il polline di un fiore cade sul suo stesso stimma e feconda i suoi stessi ovuli.


Quali strategie e meccanismi sono messi in atto dalle piante per evitare l’autoimpollinazione?
Osserva le fotografie e le illustrazioni. Per evitare l’autoimpollinazione, nelle primule ( 19 ) gli stami sono situati in posizione più bassa rispetto al pistillo, che è molto lungo. In questo modo il pistillo potrà essere impollinato solo dal polline di un’altra primula. Nell’orchidea della vaniglia (20) esiste una membrana che impedisce al polline del fiore di cadere sul suo stesso pistillo. Nella digitale ( 21 ) i granuli di polline e gli ovuli della stessa pianta maturano in tempi diversi; il polline può così fecondare ovuli di altre piante ma non quelli della propria. Nella maggior parte delle piante esistono dunque degli adattamenti che favoriscono l’impollinazione incrociata.

Come avviene il trasporto del polline?
Il trasporto del polline da un fiore all’altro della stessa specie avviene grazie all’intervento di particolari “veicoli”, come gli insetti (impollinazione entomofila) e piccoli animali (impollinazione zoofila), il vento (impollinazione anemofila) e l’acqua (impollinazione idrofila).

I fiori che sfruttano l’impollinazione entomofila, come quelli del pesco ( 22), hanno spesso corolle appariscenti, adatte a richiamare gli insetti alla ricerca di nettare, una sostanza zuccherina presente all’interno del fiore. Gli insetti si “sporcano” involontariamente del polline appiccicoso che verrà trasportato a un’altra pianta della stessa specie. Anche gli stimmi dei fiori entomofili presentano un adattamento all’impollinazione: hanno una superficie umida e vischiosa dovuta a una sostanza capace di trattenere il polline che viene lì depositato.


I fiori che sfruttano l’impollinazione anemofila, come quelli del nocciolo ( 23), hanno infiorescenze maschili adatte a essere facilmente scosse dal vento e polline volatile e leggerissimo; inoltre fioriscono di solito all’inizio della primavera, quando i rami sono ancora privi di foglie, che potrebbero ostacolare la diffusione del polline. Anche le infiorescenze femminili sono adatte a catturare la maggior quantità di polline possibile. Gli stimmi sono infatti liberi dalla “barriera” della corolla e spesso piumosi.


L’impollinazione idrofila è meno diffusa delle precedenti e tipica delle piante acquatiche, come ad esempio l’elodea (24), diffusa in stagni, torrenti e fiumi. Quando il polline è maturo i fiori maschi si staccano dalle piante subacquee, salgono in superficie e galleggiando e facendosi trasportare dalle correnti, raggiungono i fiori femminili. I fiori emergono dall’acqua grazie a un peduncolo e tornano sott’acqua quando l’impollinazione è avvenuta.


HAI CAPITO CHE...

Esistono diversi tipi di impollinazione a seconda del mezzo utilizzato per il trasporto del polline: entomofila, zoofila, anemofila e idrofila.