FORMAZIONE IDR Già negli Orientamenti dell attività educativa nelle scuole materne statali del 1991 si faceva questa considerazione: «L affermazione della dignità del bambino è contrastata dal suo incontrollato coinvolgimento nelle logiche del consumismo, e la condizione di diffuso benessere materiale di cui gode non è sempre accompagnata da un equivalente soddisfazione delle esigenze interiori di sicurezza, di identità, di affermazione ed espansione dell io, di significato, di appartenenza e di autonomia . Se diamo a credere che si è felici nella misura in cui si possiedono cose materiali e si consuma, come è possibile aiutare i bambini a provare gioia non solo per le cose, ma anche per diverse altre esperienze che arricchiscono interiormente e rendono bella la vita? Ad esempio: la gioia del condividere, la gioia dell ottenere qualcosa grazie a un impegno personale, la gioia di compiere azioni che fanno felici gli altri, la gioia di una rinuncia momentanea per assicurarsi poi un piacere più grande, la gioia di una vita buona e felice come ha insegnato Gesù. Se gli adulti non tengono sotto controllo la tendenza oggi diffusa a riempire i bambini di cose materiali e rispondere prontamente a ogni loro desiderio, si corre il rischio che non si dia loro il tempo di desiderare gli oggetti richiesti e la loro capacità di desiderare rimanga in questo modo come atrofizzata per poco uso, e quindi si riduca la volontà di conoscere, la capacità di sopportare la tensione del tempo dell attesa, lo sforzo per cercare e conquistare, la voglia e il piacere di creare qualcosa con le proprie mani e dare libero sfogo alla fantasia. Niente può sostituire, nella vita di un bambino, una presenza che sia in grado di irradiare vicinanza, stima, gioia, incoraggiamento: atteggiamenti che metacomunicano semplicemente amore. Aldo Basso Sacerdote e psicologo Un papà, separato, fa spesso dei regali anche costosi e belli al figlio (5 anni). Un giorno arriva a scuola e confida alla coordinatrice: «Questa mattina mi sento proprio a terra per quello che mio figlio mi ha detto ieri sera , e racconta che suo figlio la sera precedente, dopo aver ricevuto dal papà l ennesimo regalo, gli ha detto: «Papà, basta regali, ti voglio bene lo stesso! . L episodio contiene un chiaro messaggio per gli educatori (genitori e insegnanti). Essi amano i bambini e cercano in diversi modi di farli contenti e rendere loro la vita serena andando incontro ai loro bisogni. noto che ai bambini fanno piacere giocattoli, dolci, animali domestici, vestiti e quegli oggetti che soddisfano la loro curiosità, il loro bisogno di manipolare le cose e conoscere la realtà in tutti i suoi aspetti. L episodio citato, però, fa riflettere e ci richiama una verità abbastanza ovvia: non sono le cose che fanno felici i bambini; il loro bisogno di affetto e di stima non è adeguatamente soddisfatto dal ricevere regali, anche costosi e sofisticati. Oggi viviamo nella società dei consumi, che fa nascere e incoraggia in continuazione nuovi bisogni, che appaiono frutto della pubblicità, della moda o semplicemente del capriccio. L industria del giocattolo, le novità tecnologiche offerte in continuazione, il pressante condizionamento dei mass media possono condizionare anche in modo significativo lo stile educativo degli adulti, che rischiano di essere coinvolti in una logica che induce a pensare che si è felici nella misura in cui si possiedono tante cose. L Ora di Religione 5 Febbraio 2024 Fatti quotidiani L AMORE non è fatto di cose