FORMAZIONE IDR ta di «guardare il bambino allo scopo di cogliere più correttamente possibile non solo il suo comportamento esteriore, ma anche il suo mondo interiore, i suoi bisogni più autentici, le sue fantasie, i sentimenti più ricorrenti. Un educatore passabile e quindi sufficientemente capace (genitore, insegnante) è tale anche per la sua capacità di mantenersi costantemente «informato circa ciò che sentono e vivono le persone che gli sono affidate, e ciò è tanto più importante nei primi anni di crescita, dato che la vita è un po come la si comincia. Anche papa Francesco lo sottolinea: «Le domande che faccio ai genitori sono: Cerchiamo di capire dove i figli veramente sono nel loro cammino? Dov è realmente la loro anima, lo sappiamo? E soprattutto: lo vogliamo sapere? (Francesco, Esortazione Apostolica Amoris l titia, n. 261). Chi ha la responsabilità di guidare altre persone ha l impellente necessità di conoscere meglio che cosa esse pensano e sentono. Conoscere il mondo interiore di un bambino non è particolarmente difficile; egli, infatti, è senza difese e immediato nella manifestazione di ciò che sta vivendo e di come lo sta vivendo. A quali condizioni l educatore può meglio monitorare il comportamento di un bambino ed entrare nel suo mondo interiore? Se ne possono ricordare alcune: non lasciarsi divorare dalla fretta e dall impazienza; non essere troppo presi dall ansia dei risultati; voler trovare il tempo (possibile) per ascoltare il bambino; tenere sotto controllo eventuali sentimenti (paura, vergogna, sensi di colpa) che condizionano una oggettiva percezione dei vissuti del bambino; porre attenzione a comportamenti apparentemente strani (domande strane o ricorrenti, forme regressive di comportamento, chiusure improvvise); evitare l errore di ritenere che «grande sia più importante di piccolo , per cui si ritiene che i bambini, proprio perché piccoli, presentino «piccole paure, «piccole e passeggere sofferenze, «piccole gioie, «piccole capacità di comprendere. Aldo Basso Sacerdote e psicologo Dialogo tra un alunna di 7 anni e la sua insegnante di Religione, una maestra di grande esperienza educativa, preparata e attenta: «Maestra, sono contenta che ci sei, volevo dirti che mi piace la scuola, ma non le maestre , e inizia a piangere e quasi si scusa perché piange, cercando di trattenere i lacrimoni. La maestra l incoraggia a raccontare: «Non sopporto continua la bambina i versi e le urla e le sgridate delle insegnanti, ma non con me, perché io sono brava, non mi ascoltano neanche, mi mandano subito al posto. Ma non dirlo alle altre maestre, non mi posso neanche alzare e dicono: Tanto tu sei brava [e piange ancora di più]. Gridano sempre e a me dà fastidio . «Perché domanda la maestra ti danno così fastidio le urla e le sgridate? . La bambina: «Perché lo fanno anche la mamma e il papà sempre e io non ne posso più . «Glielo hai detto che questo non ti piace? , domanda l insegnante. La bambina: «Sì, ma non mi ascoltano . «Nel pomeriggio, con chi stai? . «Con il papà o la nonna, lui grida sempre per i compiti, ma io più di così non riesco . «E alla nonna l hai detto? . «Ma non mi ascoltano . «E io che cosa vuoi che faccia per te? . «Tu mi ascolti e io sto già bene! . Chi ha tempo e disponibilità ad ascoltare i bambini, non si meraviglierà di questa confidenza fatta da una bambina di 7 anni: non si finisce mai di rimanere stupiti di fronte a domande, battute, considerazioni che i bambini fanno nei momenti più imprevedibili e nelle forme più impensate. Si parla spesso di «rispetto del bambino, richiamato anche nella Convenzione ONU sui Diritti dell infanzia (20.XI.1989): «Ogni fanciullo sia trattato con umanità e con il rispetto dovuto alla dignità della persona umana (art. 37, c). «Rispetto è un termine che deriva dalla lingua latina, respicere, cioè «guardare : si tratL Ora di Religione 5 Marzo 2024 Fatti quotidiani Il rispetto del bambino