PRIMARIA Curricolo verticale Fede, gioia e speranza sono stati d animo che devono essere appresi La festa è dentro di noi trovamento? La festa. La festa è prima di tutto comunità, famiglia, gioia immensa che si manifesta in mille modi esteriori ed interiori perché nasce dalla consapevolezza di condividere una speranza comune di salvezza. I canti, le danze, il cibo buono trasmettono allegria e felicità, ma diventano gioia vera solo a una condizione: che ci sia nel cuore la predisposizione a riconoscerle ed accoglierle come dono di salvezza che viene dall essere figli e non servi, e anche questo ci è insegnato nel racconto della parabola. La famiglia è certamente il luogo primo e privilegiato per apprendere il senso della festa e la gioia di stare insieme, ma anche la scuola in quanto comunità e in quanto istituzione preposta all approfondimento culturale della storia, delle tradizioni e dei linguaggi del nostro mondo può e deve dare un contributo in questo senso. Se leggiamo in verticale le Indicazioni Nazionali di IRC possiamo vedere come dalla scuola dell infanzia il bambino deve essere accompagnato a sviluppare competenze che gli permettano di riconoscere non solo nei linguaggi simbolici e figurativi, ma anche del proprio corpo i segni della festa per esprimere la propria interiorità e dare valore ai propri comportamenti nell ottica di costruire relazioni positive, armoniose, comunitarie con tutti. Giordana Cavicchi Insegnante La fede, la gioia, la speranza, come anche la meraviglia, la gratitudine dovrebbero essere gli occhiali con i quali il cristiano guarda il mondo e vive nella quotidianità la sua vita terrena. Non sono però sentimenti innati o istintivi bensì stati d animo che appresi fin dai primi istanti di vita diventano interiori con la maturità e, se ben coltivati, fanno di ogni persona un adulto equilibrato, sereno e in pace. Il bambino appena nato non è consapevole di avere delle risorse dentro di sé, ma si affida completamente alla mamma, sul volto della quale apprende l amore, la soddisfazione dei suoi bisogni, il sorriso. Ci vorrà molto tempo perché possa scoprire che anche lui può dire: «grazie , e questo riempie di gioia lui e chi gli sta intorno. Gesù ce lo insegna nella parabola del Padre Misericordioso, quando ormai il figlio più giovane sembra aver toccato il fondo invidiando quasi i maiali, «Allora ritornò in se stesso (Lc 15,17), ritrova dentro di sé quei sentimenti che aveva imparato da bambino, ma che solo ora sono diventati veramente suoi e gli permettono di riconoscere l errore e di chiedere perdono. E qual è l esito di un simile ri- L Ora di Religione 52 Aprile-Maggio 2024