cavalieri; che questa era un vezzo11 inutile e dispendioso e non faceva che provocare tumulti e schiamazzi continui alla sua corte. Perciò lo consigliò di diminuirne il numero e di tenere accanto a sé solo uomini anziani come lui, che meglio si addicevano alla sua età. Dapprima Lear non si capacitò del fatto che queste ingrate parole provenissero dalla figlia. Non poteva credere che lei, dopo aver ricevuto da lui la corona, potesse tentare di ridurre la sua scorta e fosse riluttante nel mostrargli il rispetto dovuto alla sua età avanzata. Ma, siccome ella persisteva in questa irrispettosa richiesta, il vecchio re si infuriò fino all inverosimile, la paragonò a uno spregevole avvoltoio e la tacciò12 di falsità; il che era vero, poiché i suoi cento cavalieri erano tutti uomini dal comportamento corretto e dalle maniere sobrie, abili nei loro compiti e per nulla dediti alle risse e ai bagordi, come ella sosteneva. Così ordinò che fossero preparati i cavalli, perché sarebbe andato dall altra figlia, Regan, con i suoi cento cavalieri; accusò Goneril di ingratitudine, deprecò13 la durezza del suo cuore, più orribile in una figlia che un mostro marino. Maledisse la figlia maggiore, rivolgendole il terribile augurio che mai potesse generare un figlio e, nel caso ne avesse uno, che questi potesse vivere per dimostrarle lo stesso scherno e lo stesso disprezzo che ella gli aveva riservato, così che provasse quanto l ingratitudine di un figlio sia più dolorosa del morso di un serpente. Quando il marito di Goneril, il duca di Albany, fece mostra di voler prendere le distanze da una sospettabile complicità14 con la moglie, Lear non lo volle nemmeno ascoltare, ma, come una furia, ordinò che i suoi cavalli fossero sellati, e si mise in viaggio 11 vezzo: capriccio, sfizio. 12 tacciò: accusò, classificò come. 13 deprecò: criticò duramente. 14 sospettabile complicità: era ben più probabile che il duca fosse d accordo con Goneril e non, come voleva far credere, che non sapesse nulla delle intenzioni della moglie. 211