salutarlo. Ma quale fu la sua sorpresa quando si accorse che, con loro, c era l odiata Goneril, la quale era venuta a raccontare la sua versione della storia per aizzare la sorella contro il re suo padre. Questa scoperta sconvolse il vecchio, che rimase ancora più colpito nel vedere che Regan dava mostra di essere d accordo con la sorella. Disse a Goneril di vergognarsi ad alzare lo sguardo sulla sua barba bianca. Ma Regan gli consigliò di tornare al palazzo di Goneril e di continuare a vivere là quietamente, dopo aver congedato metà del suo seguito e dopo aver chiesto il suo perdono; aggiunse che era vecchio, che doveva comportarsi con maggiore prudenza, e farsi condurre e guidare da persone più assennate di lui. Lear fece notare quanto sarebbe apparso assurdo che egli si dovesse inginocchiare a piatire16 dalla figlia cibo e alloggio; si oppose a una tale dipendenza che sembrava contro natura e dichiarò risolutamente di non voler tornare da lei; sarebbe rimasto da Regan con i suoi cento cavalieri. Aggiunse che ella certo non aveva dimenticato quella metà del regno che le aveva donato, e che in fondo i suoi occhi erano dolci e gentili, non crudeli come quelli di Goneril. Disse che, piuttosto di tornare da Goneril con il suo seguito dimezzato, sarebbe andato in Francia per elemosinare miseramente ospitalità al re che aveva preso in moglie la sua figlia minore benché fosse senza dote. Tuttavia si era sbagliato nell aspettarsi da Regan un comportamento più umano di quello che aveva ricevuto da Goneril. Come se fosse spinta dal desiderio di superare la sorella in ingratitudine, dichiarò che, a suo parere, cinquanta cavalieri al suo seguito erano fin troppi e che ne sarebbero bastati venticinque. Allora Lear, col cuore quasi spezzato, si rivolse a Goneril dalla quale sarebbe ritornato accettando di dimezzare i suoi cavalieri; gli sembrava infatti che il numero maggiore concessogli dalla prima figlia 16 piatire: mendicare, chiedere insistentemente. 213