senza un fremito, a quella vista orrenda il suo volto impallidì dalla paura ed egli rimase quasi esangue, con gli occhi fissi sul fantasma. La sua regina e tutti i nobili non vedevano nulla, ma rendendosi conto che egli rivolgeva lo sguardo a ciò che essi supponevano fosse una sedia vuota, pensarono a un momentaneo vacillamento della ragione. Ella lo rimproverò, sussurrandogli che la sua allucinazione era frutto della stessa fantasia che aveva fatto apparire una daga sospesa nell aria quando egli si accingeva ad assassinare Duncan. Tuttavia Macbeth, ormai dimentico della presenza degli ospiti, continuava a scorgere il fantasma e gli rivolgeva parole apparentemente incoerenti, eppure tanto dense di significato che sua moglie, preoccupata di veder svelato il loro terribile segreto, congedò gli ospiti in tutta fretta, giustificando lo stato di Macbeth con un infermità che spesso lo affliggeva. Macbeth era sovente preda di tali spaventevoli visioni. Il suo sonno, come quello della sua regina, era tormentato da sogni orrendi, ma il sangue di Banquo li preoccupava meno della fuga di Fleance, che ora essi consideravano il capostipite di una dinastia di re che avrebbe escluso dal trono la loro progenie. Questi pensieri tormentosi non davano loro tregua, cosicché Macbeth, preparato al peggio, decise di andare a cercare le sorelle fatali. Le trovò in una caverna posta all estremità della brughiera, dove esse, avendo previsto la sua venuta, erano intente a preparare i loro spaventevoli riti magici, per mezzo dei quali invocavano gli spiriti infernali, che rivelavano loro il futuro. Gli elementi di cui si servivano erano ripugnanti: rospi, pipistrelli, serpenti, occhio di tritone e lingua di cane, zampa di lucertola e ala di civetta, scaglia di drago, dente di lupo, interiora di squalo vorace, mummia di strega, radice di elleboro24 tossico, bile di capra, fegato di 24 elleboro: nome dato dagli antichi a varie piante, considerate rimedi contro la pazzia. 267