Il re degli elfi, che era sempre stato solidale con gli amanti sinceri, provò una gran compassione per Elena, avendola forse vista anche in quei giorni felici in cui il suo amore era ricambiato da Demetrio; Lisandro infatti aveva ricordato come fossero soliti passeggiare al chiaro di luna tutti assieme in questo dilettevole bosco. Comunque fosse, quando Puck ritornò con il piccolo fiore purpureo, Oberon disse al suo favorito: “È stata qui una dolce signora di Atene, innamorata di un giovane disdegnoso; dunque, prendi parte di questo fiore e lascia cadere qualche goccia del filtro d’amore sui suoi occhi, se lo trovi addormentato, ma fai in modo di farlo quand’ella è vicina a lui, cosicché questa giovane donna tanto disprezzata possa essere la prima cosa che egli vedrà al risveglio. Riconoscerai l’uomo dalla foggia ateniese degli abiti che indossa”. Puck promise di sbrigare la faccenda con destrezza16 ; dopodiché Oberon, non visto da Titania, si recò al ritiro dove ella si stava preparando per il riposo. Il suo fatato rifugio era un pendio dove crescevano timo selvatico, primule e dolci viole sotto un tetto di caprifoglio, di rose muschiate e rose canine. Là Titania trascorreva sempre parte della notte dormendo; il suo lenzuolo, la pelle cangiante di un serpente, benché un minuscolo drappo, era ampio a sufficienza perché una fata vi ci si potesse avvolgere.
Egli trovò Titania intenta a dare ordini alle fate e ai folletti del suo seguito su come occuparsi durante il suo riposo. “Alcuni di voi”, disse sua Maestà, “devono uccidere i pidocchi che infestano i boccioli della rosa muschiata, qualcuno dia battaglia ai pipistrelli per procurare la pelle delle loro ali che serve per i miei piccoli mantelli e qualcuno badi che il chiassoso gufo, il quale grida ogni notte, non mi si avvicini; ma prima cantate per farmi addormentare”. Allora esse cominciarono a cantare questa canzone:
Voi, viscidi serpenti striscianti,
spinosi istrici, restate nascosti;

16 destrezza: abilità e prontezza