PREFAZIONE Tre croci è uno dei capolavori della letteratura italiana del 900; un piccolo, grande libro che descrive un mondo gretto, provinciale, senza speranza, gravato da un aura di tragedia antica e, quindi, immutabile. E questo destino, che annullerà i suoi protagonisti, sembra aver lasciato le sue ombre anche sull opera di Tozzi, che la critica ha sempre amato, che l editoria ha riscoperto e che il grande pubblico non ha mai letto. Non esiste una spiegazione logica a questo fatto, se non un misterioso atto di rifiuto per una certa letteratura toscana, costruita come una trina da autodidatti di talento innato. La fatalità sembra colpire un eloquenza inventata e rinnovata, che accomuna la sorte di Federigo Tozzi a quella di Enrico Pea, straordinario classico sconosciuto e dimenticato. Eppure i romanzi di Tozzi, e questo in particolare, hanno una dote rara: quella di mantenere un ritmo narrativo compatto, che non lascia respiro fino all epilogo. E anche se la conclusione è quella tragica, intuita fin dall inizio, la lettura sembra incalzare nell ansia della fine, una fine totale che è il nucleo del libro, il suo memento e il suo monito. Tre croci è un capolavoro perché nasce da un episodio autobiografico, da una notizia di cronaca appresa per caso da un conoscente e diventa exemplum universale. Da una briciola esistenziale, infatti, Tozzi ricostruisce un mondo di dolore, di chiusura provinciale, di fallimento economico, di potere inquinante del denaro, di inconsapevoli reazioni dell animo umano, di vacanza dalla storia civile e religiosa, dove la lacuna più grave sembra l assoluta mancanza di amore verso se stessi e verso i propri simili. Questo piccolo universo, che ruota intorno alla libreria dei fratelli Gambi, intriso di provincia e di provincialismo, si fa specchio di un umanità degradata, stretta tra le mura di un inconscio misterioso, come gli atti che, in nome di una società modellata sugli aspetti esteriori, ognuno di noi compie. La cerchia psicologica che stringe i protagonisti tozziani è un riflesso della sua città, quella Siena rossa e turrita, con le case addossate fra i vicoli che, nel romanzo, assume tratti antropomorfici, diventando il personaggio principale. Di pietra, delle stesse pietre senesi e di architetture è anche lo stile di Tre croci, dove il linguaggio gioca un ruolo determinante, sospeso com è tra passato e presente, in un arcaico impasto che definisce la Storia e una storia, dove nemmeno alla Letteratura è consentito innalzare la bandiera della salvezza.