6. LA FORTUNA Tozzi, un classico sconosciuto? è un paradosso forgiato da Marco Marchi, uno degli studiosi più attenti e fedeli alla grandezza di questo autore, che sintetizza la fortuna di Tozzi. Per un verso, infatti, la critica (Pancrazi, Borgese, Pirandello e molti altri fino ai nostri giorni) si è accorta della forza e della novità dello scrittore senese, il quale ha operato una svolta decisiva nel romanzo novecentesco. Per l altro verso, invece, il pubblico non ha risposto alle sollecitazioni critiche, seppure così prestigiose. Probabilmente questa sorte è da attribuire, almeno parzialmente, alla crudele interruzione del suo lavoro. Quando morì, Tozzi aveva 37 anni e forse come suggerisce Carlo Bo se il destino fosse stato meno impietoso ora il pur grosso volume delle Opere non basterebbe più. E questo perché Tozzi aveva la struttura del grande narratore e non c è dubbio che sarebbe diventato lo scrittore che in fondo ci è mancato. Intendo uno scrittore dotato non soltanto di qualità letterarie ma anche di vigore, uno scrittore sanguigno, quale la nostra letteratura sembra non amare. Dopo tanti anni, oggi, si assiste a un ritorno di Tozzi, in parte dovuto alla tenace opera di alcuni critici fiorentini, che da anni si battono perché il nome di Tozzi risuoni alto come merita. Luigi Baldacci, Giorgio Luti, Marco Marchi e altri tentano così di infrangere le ottuse regole di un mercato librario, che sperpera la propria carta per opere che non vanno oltre la stagione. L opera di Tozzi, invece, persiste con inalterato vigore. 37