Quando ripresi i sensi, giacevo comodamente sdraiato in un buon letto che si trovava, tra molti altri letti, in una bella stanza spaziosa. Qualcuno era seduto al mio capezzale ed alcune persone andavano da un letto all altro nella stanza. Vennero di fronte al mio e si misero a parlare di me. Mi chiamavano Numero Dodici; eppure, sulla parete di fronte, su una targa di marmo nero, era scritto con esattezza il mio nome, PETER SCHLEMIHL, a grandi lettere d oro: non mi ingannavo, potevo leggerlo chiaramente. Sulla targa, sotto il nome, c erano ancora due righe di lettere, ma io ero troppo debole per decifrarle. Chiusi di nuovo gli occhi. Udii leggere qualcosa, ad alta voce e chiaramente, a proposito di Peter Schlemihl, ma non riuscii a coglierne il senso. Vidi comparire davanti al mio letto un uomo dall aspetto gentile ed una donna molto bella, vestita di nero. Quelle figure non mi erano estranee, ma non riuscivo a riconoscerle. Passò del tempo e mi tornarono le forze. Mi chiamavano Numero Dodici, e il Numero Dodici, per la sua lunga barba, fu preso per un ebreo, ma non per questo curato con meno attenzioni.2 Del fatto che non avesse ombra, sembrava non essersene accorto nessuno. I miei stivali si trovavano al sicuro, ben custoditi, mi fu garantito, con tutto ciò che avevo con me quando fui trasportato in quel luogo, e mi sarebbero stati restituiti dopo la mia guarigione. Il posto dove giacevo malato era noto come lo Schlemihlium; quello che veniva letto ogni giorno a proposito di Peter Schemihl era un esortazione a pregare per lui, in quanto fondatore e benefattore di quella istituzione. L uomo gentile, che avevo visto accanto al mio letto, era Bendel, la bella signora era Mina. 2 e il Numero Dodici...con meno attenzioni: gli Ebrei, soprattutto quelli più osservanti, portano ancora oggi una lunga barba. Fin dall antichità, il popolo ebraico fu spesso oggetto di persecuzioni o, comunque, ritenuto diverso dagli altri. 120