INTRODUZIONE 1. Wilson lo Zuccone Per informare il lettore su quale fosse stata l origine di Wilson lo Zuccone, Mark Twain scrisse una postfazione in cui spiega come nasce un romanzo: Egli [lo scrittore] non ha una chiara visione della storia che vuole raccontare, anzi non ha in mente alcuna storia. Semplicemente ha pensato a qualche personaggio, a un paio di eventi e al luogo in cui avvengono. [...] Così si mette al lavoro; per scrivere un romanzo? No, [...] all inizio ha solo intenzione di scrivere un racconto breve, piccolo, un raccontino di poche pagine. Poiché il racconto gli è ancora sconosciuto e lo può scoprire solo ascoltandolo man mano che si sviluppa narrandosi da sé, accade che nel suo procedere esso diventi un libro. [...] Ho notato un altra cosa: mentre il raccontino si trasforma in un lungo racconto, l intento o l idea che lo hanno originato spariscono, sostituiti da altri del tutto diversi. Questa esperienza del racconto che si narra , riferisce Twain, si verifica anche nel caso di Wilson lo Zuccone: stato piuttosto faticoso scrivere Wilson lo Zuccone , perché mentre procedevo nella stesura si è trasformato da farsa in tragedia: situazione piuttosto imbarazzante. Quindi l autore espone nei dettagli quali fossero la sua idea originaria e le trasformazioni che essa subì e che lo costrinsero a sacrificarla per dar spazio ai personaggi e agli eventi che erano venuti nel frattempo alla ribalta: Originariamente la storia era intitolata Quei due strabilianti gemelli . Nelle mie intenzioni doveva essere una storia molto breve. Avevo visto il cartellone di un giovane fenomeno italiano (o dovrei forse dire fenomeni?) che veniva esibito nelle nostre città; un essere che aveva due teste e quattro braccia inserite su un unico corpo con due gambe. Pensai che avrei ricavato un raccontino divertente e assai singolare dando a questo scherzo (o scherzi?) di natura il ruolo dell eroe, e a una giovane donna sciocca quello dell eroina; i personaggi seconda- 11