Italo Calvino ZOBEIDE La favola di chiusura ci trasporta in una geografia della mente, dove i sogni umani si materializzano in città invisibili, progettate o sorte su una sensazione, un ricordo, un angoscia, un desiderio. Zobeide - una delle cinquantaquattro che un immaginario Marco Polo descrive al Gran Kan - sta sulla rotta del desiderio; è il frutto dei sogni d amore e di possesso di uomini di tutte le epoche e di tutti i paesi, che inseguono una donna senza mai raggiungerla. Le città invisibili, un libro di perfezione cristallina , testimonia una delle tante piste letterarie sulle quali si è mosso Italo Calvino (19231985), uno dei classici del Novecento italiano. La sua prosa nitida, la sua lingua misurata e precisa che esprime lucidità razionale anche nelle storie fantastiche, è stata definita all altezza del presente . Calvino, autore attivissimo e multiforme, scrisse nell immediato dopoguerra il romanzo Il sentiero dei nidi di ragno (1947) e i racconti di Ultimo viene il corvo (1949), centrati sulla sua personale esperienza della lotta partigiana. Passò negli anni 50 e 60 a storie in cui la fantasia si intrecciava all impegno sociale e politico (tra cui La speculazione edilizia, 1957; Marcovaldo e La giornata di uno scrutatore, 1963; sul versante fiabesco, la trilogia de I nostri antenati, 1952, 1957, 1959; la raccolta e la traduzione dai vari dialetti delle Fiabe italiane, 1956). Anche la fantascienza attirò Calvino (Le cosmicomiche, 1965 e Ti con zero, 1967), che negli anni 70 fu affascinato dalle possibilità combinatorie della letteratura (Il castello dei destini incrociati e Se una notte d inverno un viaggiatore). Calvino svolse anche un importante attività editoriale, presso la casa editrice Einaudi; giornalistica, per grandi testate italiane e straniere; saggistica, della quale uscirono postumi, tra gli altri, Lezioni americane (1988) e Perchè leggere i classici (1991). da Le città invisibili, Torino, Einaudi, 1972 331