Richard Matheson TOPI MIGRATORI Il racconto è la dimostrazione che, per fare della buona fantascienza, non è obbligatorio ricorrere a contesti spaziali, macchine avveniristiche, eroi galattici e alieni mostruosi: anzi, spesso può avvenire che questo armamentario sostituisca e mascheri una sostanziale povertà di idee. Perché, nella fantascienza come in qualsiasi altra forma di letteratura, la vera discriminante che distingue l eccellenza dalla mediocrità non sta nell abbondanza degli effetti speciali , ma nella ricchezza e nell originalità dell ispirazione. Su questo piano, uno scrittore come Richard Matheson non è secondo a nessuno: la sua capacità di immaginare vicende e contesti di straordinaria suggestione è tale da poter fare tranquillamente a meno dei tradizionali ingredienti usati in fantascienza per insaporire la narrazione, e da offrirci lo stesso, nella più rigorosa economia di mezzi, delle storie che lasciano il segno. Come questo racconto, in cui le angosce esistenziali dell uomo contemporaneo si esprimono nell allucinante metafora del suicidio di massa. Richard Matheson (1926) esordì nella fantascienza nel 1950, iniziando un attività che doveva portarlo nell arco di un decennio a pubblicare alcuni buoni romanzi (Io sono Helen Driscoll, 1957, Tre millimetri al giorno, 1959) e una quarantina di eccellenti racconti. A partire dagli anni 60, lo scrittore indirizzò i suoi interessi verso la narrativa horror per poi dedicarsi, quasi a tempo pieno, all attività di soggettista e sceneggiatore televisivo e cinematografico: a lui si devono, fra le altre cose, la serie televisiva Twilight Zone (trasmessa anche in Italia con il titolo Ai confini della realtà) e il soggetto del memorabile film di Steven Spielberg, Duel. da RICHARD MATHESON, Topi migratori, in Regole per sopravvivere, Mondadori, Milano, 1977, titolo originale Lemmings, traduzione Andreina Negretti. 171