Gino Alberti è un corridore toscano un po’ anzianotto, alto, grosso e muscoloso che si è sempre fatto rispettare in volata. Bestemmia spesso: ma quando è arrabbiato sul serio parla educatamente e gli avversari più sleali diventano solo “farabutti”. La volata è stata uno schifo. Duval e Alberti, appunto, hanno cominciato a zigzagare fino dai duecento metri. Cercavano di prendersi per la maglia e gridavano e pedalavano con quei rapporti spezzagambe . Per velocisti come loro, riuscire ad arrivare in gruppo è sempre una cosa difficile. Basta una salitella, un cavalcavia per staccarli inesorabilmente; nelle vere frazioni di montagna prendono delle ore di ritardo e si agganciano alle macchine dei tifosi, sperando di restare così indietro da non essere più nemmeno considerati dalla giuria. “Un tempo erano corse”, dice Alberti. “I capitani si davano battaglia in salita e poi, in pianura tutti insieme! E guai a chi scappava. Allora si arrivava anche noi con gli altri, non tanto stanchi, i capi ci lasciavano fare, tanto guardavano alla classifica generale, loro, e noi si vincevano volate. Oggi no. 1 2 : in grado di sviluppare molti metri per pedalata, e quindi particolarmente duri da spingere. : parti in cui si divide una corsa a tappe. : lo stupido, l’imbecille; da buon toscano, Alberti usa un epiteto tipico della sua regione. 1 spezzagambe 2 frazioni 3 il bischero