TECNICHE NARRATIVE Nel mondo reale che tutti sperimentiamo quotidianamente, la freccia del tempo è orientata in una sola direzione, cioè dal passato verso il futuro. C’è un “prima” e c’è un “dopo”, e niente può fare sì che il loro ordine si inverta: il cammino del tempo non è reversibile, nessuno può tornare indietro. Questa ferrea legge a cui è sottoposta l’esistenza materiale non vale però nell’universo narrativo: qui le leggi del tempo diventano flessibili, e il narratore gode della straordinaria opportunità di poter manipolare a suo piacimento l’ordine degli eventi, raccontandoci “dopo” ciò che è accaduto “prima”, e viceversa. Nel primo caso viene utilizzata una tecnica che si definisce comunemente con l’espressione inglese flash-back (letteralmente, “lampo di luce all’indietro”) o anche, in italiano, con i termini “retrospezione” o “analessi”: l’azione improvvisamente si ferma e la voce narrante torna indietro nel tempo a proporci eventi che si sono già verificati, magari anche da molti anni rispetto al punto a cui è giunta la vicenda. Si tratta di un procedimento molto comune nella narrativa, ma non raro neppure nel teatro (proprio questa era, per esempio, la funzione del “coro” nell’antica tragedia greca) e nel cinema. Meno diffuso, ma comunque non troppo difficile da trovare, è il procedimento opposto, quello, cioè, con cui si anticipa la descrizione di eventi posti in un tempo futuro rispetto a quello in cui si sta svolgendo l’azione. In questo caso si parla di “anticipazione” o “prolessi”: viene saltato un passaggio (o una serie di passaggi) della sequenza per giungere immediatamente alla sua conclusione, magari addirittura prima di cominciarne la narrazione. Anche questa tecnica, come la retrospezione, ha una storia antica: la si trova spesso, per esempio, impiegata nei testi epici, in cui all’inizio si fa una sintesi dell’argolento (il “prologo”) e si anticipa il punto d’arrivo della storia. Perché il narratore è spesso indotto a compiere queste operazioni di alterazioni dell’ordine? Essenzialmente, perché in questo modo riesce più facilmente a tenere viva l’attenzione del lettore, stimolandone la curiosità sia con il preavviso di un esito particolarmente interessante, sia con il senso di mistero che nasce dal tacere alcuni aspetti fondamentali della vicenda, rivelandoli solo a “fatto compiuto” (colpo si scena): nell’uno come nell’altro caso, il lettore è spinto a perseverare nella lettura fino a quando il suo desiderio di comprendere non sarà pienamente soddisfatto. L’ordine