Gli amici passavano, cambiavano, i soldi arrivavano e partivano subito, salvo quelli che riusciva a mettere da parte; qualche volta aveva un colpo di fortuna con una vittoria ai punti e qualche volta lo derubavano di una vittoria che si era meritata. Tutto cambiava, salvo il suo peso che era sempre ottantacinque chili, e sua moglie, che era sempre Lili. E il suo stato di servizio, che era quello di uno che non era mai andato al tappeto per il conto di dieci. Tutto questo non cambiava, e nemmeno il suo nome: Young Rocco. Il nome gli era rimasto incollato come niente altro al mondo, eccetto Lili. Alla fine, e la fine venne che lui aveva ventinove anni, tutto ciò che gli rimaneva era il suo stato di servizio e la sua ragazza. Con l’età che aveva, una delle due doveva andarsene: o la ragazza o la sua fama di pugile che non era mai stato battuto per fuori combattimento. Lui non se ne rendeva conto e prima di arrivare a capirlo doveva passare sei settimane senza guadagnare un soldo. Quando capì che lei sfaccendava per casa con le sue vecchie scarpe da tennis per risparmiare i tacchi delle sole scarpe decenti che le rimanevano, prese la sua decisione. Forse Young Rocco non era il più bel pugile della città, ma non era nemmeno il più suonato. Se aveva la faccia ammaccata e il portafogli ancor più ammaccato, non voleva dire che il suo cervello fosse ammaccato. Non era ammaccato, il suo cervello. Sapeva cosa c’era in gioco. E voleva bene alla sua ragazza. Entrò nell’ufficio di zio Mike a vedere se c’era qualche incontro per lui, e Mike ebbe la bontà di non chiedergli che specie d’incontro desiderava. Aveva sotto mano un tipo di vent’anni, un certo Solly Classky, e gli stava preparando la strada sotto il nome di Kid Class. Avevano puntato fior di quattrini su quel ragazzo, ed era meglio non scommettere contro. Se Rocco ci stava, l’affare era fatto. Zio Mike non insistette per niente. Lì in palestra c’erano due medio-massimi che chiedevano soltanto di farsi battere da Solly Classky. Rocco doveva dire una parola sola: okay.