Questo modo di intendere la letteratura si chiamò “Naturalismo” o “Verismo” ed ebbe fra i suoi massimi rappresentanti i francesi Emile Zola (1840-1902) e Guy de Maupassant (1850-1893) e l’italiano Giovanni Verga (1840-1922). La lezione del Naturalismo, relativamente trascurata nell’Europa del primo Novecento, fu invece ripresa con forza negli Stati Uniti a partire dagli anni Trenta, e rese possibile un ritratto della scocietà americana tracciato con grande efficacia e vigore da scrittori come William Faulkner (1897-1962), John Steinbeck (1902-1968), Ernest Hemingway (1899-1961), Erskine Caldwell (1903-1973). L’influenza di questi autori fu decisiva per determinare anche in Europa un ritorno ai princìpi del realismo, che si manifestò compiutamente a partire dagli anni Quaranta. Per quanto riguarda la letteratura italiana, furono in particolare due scrittori, Elio Vittorini (1908-1966) e Cesare Pavese (1908-1950), a introdurre anche da noi i modelli del nuovo realismo con l’antologia Americana (1942),in cui venivano proposti testi dei maggiori scrittori statunitensi contemporanei fino a quel momento sconosciuti in Italia. Da queste premesse nasce e si afferma rapidamente anche nella nostra letteratura una nuova forma di realismo, detta appunto“Neorealismo”, che si contrappone alle tendenze irrazionalistiche e simboliste che avevano dominato la prima parte del secolo. Il Neorealismo non fu, tuttavia, una piatta imotazione dell’esperienza americana, ma seppe esprimere caratteristiche originali dovute alla diversità del contesto storico e sociale. L’Italia infatti aveva attraversato la drammatica esperienza del fascismo, e la nuova letteratura si schierò decisamente all’opposizione del regime, assumendo caratteristiche politiche e di schieramento molto nette, talvolta con caratteri addirittura propagandistici; inoltre,il grande respiro narrativo e il tono epico-avventuroso tipici del realismo americano, vengono sostituiti nel neorealismo italiano da prospettive più anguste e da esperienze di vita piùlimitate, che trovano il loro alimento nell’intimismo e nelle vicende della quotidianità; insomma, la cultura italiana dimostra, rispetto a quella americana, lineamenti più provinciali e orizzonti più chiusi, oltre a un forte condizionamento ideologico che spesso costrinse laproduzione neorealista entro limiti eccessivamente rigidi e schematici. Nonostante queste debolezze, tuttavia, il Neorealismo seppe esprimere una nobile tensione ideale e, soprattutto, e un’esperienza stilistica fortemente innovativa rispetto ai moduli accademici e artificiosi che avevano dominato la narrativa italiana del primo Novecento: la lingua del popolo, la sua sensibilità, i suoi valori, entrano finalmente a far parte della tradizione letteraria e della sensibilità degli scrittori, creando le premesse perché, anche in Italia, si possano sviluppare un pubblico di massa e una letteratura popolare.