M’infilai la maglia col numero dodici, e sbucandone fuori con la testa vidi il giovane Arnie che parlava con Frank. C’erano quasi vent’anni fra i due. Frank aveva cominciato a giocare a Primstone quando Arnie nasceva. E sapevo cosa più di tutto preoccupava Frank: la paura di lasciare il gioco, la popolarità, il denaro e l’amicizia forse, e di sprofondare nell’oscurità dei suoi compagni minatori, un ex. Questo subitaneo impoverirsi della vita, proprio al punto in cui secondo le regole dovrebbe invece svilupparsi, era un timore che troppo tardi era arrivato ad ammettere. Era il primo segno di cedimento in Frank. E qualcosa su cui io non mi soffermavo troppo a pensare. I piedi pestavano forte, sopra di noi . Una raffica di vento e d’aria umida vorticò nell’atmosfera riscaldata della stanza. Quello del comitato rientrò con la lista della formazione avversaria, e sbatté autoritariamente la porta dietro di sé. “Piove ancora?” gridò Frank. I giocatori si raccolsero per vedere i nomi. La faccia pallida e tisica dell’uomo rimandò il riverbero della luce gialla mentre la testa si alzava alla domanda. “Sì, bello. E non si schiarisce più, puoi scommetterci”. 1 2 : è il rumore della folla assiepata sulle gradinate sovrastanti gli spogliatoi. : un membro della commissione arbitrale che cura la regolarità dell’incontro. 1 piedi... noi 2 Quello del comitato