Eppure, qualcosa (o forse molto) dell’antica purezza, dell’antica passione disinteressata sopravvive ancora: non è certo il miraggio di un contratto o di una sponsorizzazione miliardaria, infatti, ciò che spinge milioni di persone in tutto il mondo, di ogni età e di ogni sesso, a correre, saltare, lanciare, pedalare, nuotare, scivolare sulla neve, calciare o maneggiare un pallone. Ed è proprio questa libera passione, al di sotto e al di là del grande mercato professionistico, a sostenere e a dare un senso al fenomeno dello sport anche nelle sue forme più estreme: non esisterebbe infatti neppure l’idea della competizione sportiva, né vi sarebbero i presupposti culturali per apprezzarne il valore, se non vi fossero tutti coloro che, come i protagonisti dei quattro racconti che seguono, continuano a sentire il fascino di mettersi alla prova per il puro piacere di farlo, per il gusto di lanciare o di raccogliere una sfida senza l’imperativo di vincere a tutti i costi e senza nessun secondo fine: per sport, appunto.