LEGGERE E CAPIRE APPROFONDIMENTI A partire dall’inizio del Novecento, un nuovo parametro entra a far parte della scala di valori con cui l’opinione comune misura e apprezza le manifestazioni della realtà: la velocità. Il mondo preindustriale non aveva considerato la velocità come una caratteristica positiva in sé, avvertendone piuttosto i rischi e la fondamentale forzatura rispetto all’ordine naturale delle cose: miti, leggende e culture del mondo antico presentano sempre la velocità come una forma di follia che conduce inevitabilmente a esiti disastrosi; bisogna quindi giungere all’età contemporanea e all’affermarsi della civiltà delle macchine per vedere abbandonata la diffidenza nei confronti della velocità, che comincia invece a venire esaltata e glorificata quasi fosse una nuova religione: nel Manifesto del futurismo, uscito nel 1901, Filippo Tommaso Marinetti scrive: “La magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità”; lo stesso Marinetti sarà autore, nel 1908, di una brutta ma significativa ode All’automobile da corsa, in cui fra l’altro si legge: “Veemente dio d’una razza d’acciaio / Automobile ebbra di spazio/ che scalpiti e fremi d’angoscia / rodendo il morso con striduli denti...”. Navi a vapore, treni, aerei, rendono accessibile a tutti la sperimentazione diretta del nuovo mito, che modifica radicalmente la percezione del tempo, i ritmi della vita, il senso stesso dell’esistenza: i cicli naturali (il giorno e la notte, le stagioni, le fasi lunari, il movimento delle costellazioni) che per millenni avevano orientato e scandito la vita dell’uomo vengono stravolti e sostituiti da ritmi artificiali fondati sulla velocizzazione e sul risparmio del tempo. Il fenomeno, iniziato con i primi anni del Novecento, non ha cambiato di segno con il procedere del secolo, anzi si è ulteriormente rafforzato, dando luogo a un vero e proprio culto: chi non è veloce nel pensiero, nella percezione, nell’azione, chi non accetta la velocità come misura base del valore, è oramai fuori dalla logica del mondo contemporaneo, che è giunto addirittura, nella sua frenetica ricerca di rapidità e immediatezza, a cancellare il passato e il futuro e a concentrare la vita nell’esperienza dell’attimo, del presente assoluto che ha valore solo nel momento in cui si manifesta per poi immediatamente scomparire. Il fascino della velocità