“Io avrò la mia consacrazione quando quella bionda di Ferreyra si deciderà a volermi bene”, disse e fischiò al cane per tornare a casa. Venerdì, la bionda di Ferreyra stava badando come al solito alla bottega quando il sindaco del paese entrò con un mazzo di fiori e un sorriso grande come un cocomero aperto. “Questi te li manda el Gato Diaz e fino a lunedì tu devi dire che lui è il tuo fidanzato”. “Poveraccio”, disse lei con una smorfia e guardò i fiori che erano arrivati con la corriera delle dieci e mezzo. Quella sera andarono insieme al cinema. Durante l’intervallo el Gato uscì a fumare e la bionda di Ferreyra rimase sola sotto le luci basse con la borsetta sulla gonna, leggendo cento volte il programma senza mai alzare lo sguardo. Sabato pomeriggio el Gato chiese in prestito due biciclette e se ne andarono a passeggiare sulle rive del fiume. Quando cominciò a fare scuro lui volle baciarla ma lei girò la faccia e disse che la sera di domenica chissà, forse dopo che lui avesse parato il rigore, al ballo. “E io come lo so?”, disse lui “Come sai cosa?”. “Se mi devo tuffare da quella parte”. La bionda di Ferreyra gli prese la mano e lo condusse dove avevano lasciato le biciclette. “In questa vita non si può mai sapere chi inganna chi”, disse lei. “E se non lo paro?”, chiese lui. “Allora vuol dire che non mi vuoi bene”, rispose la bionda e tornarono in paese. La domenica del calcio di rigore partirono dalla sede del club venti camion pieni di gente, ma la polizia li fermò all’entrata del paese e dovettero mettersi su un lato della strada, aspettando sotto il sole. In quei tempi e in quei luoghi non c’erano le radiocronache né altro modo di saper quel che accadeva in uno stadio a porte chiuse, così quelli dell’Estrella Polar organizzarono una staffetta fra lo stadio e la strada.