Il pallone partì. Non l’avrebbe parato neppure Zamora un angolo simile. Goal. Ormai la partita era finita: l’unico compito degli uomini di Peppone era quello di recuperare i giocatori e riportarli in sede. L’arbitro era apolitico: si arrangiasse. Don Camillo non capiva più niente. Corse in chiesa e andò a inginocchiarsi davanti all’altare. “Signore” disse, “perché non mi hai aiutato? Ho perso”. “E perché dovevo aiutare te e non gli altri? Ventidue gambe quelle dei tuoi uomini, ventidue quelle degli altri: don Camillo, tutte le gambe sono uguali. Io non posso occuparmi di affari di gambe. Io mi occupo di anime. Da mihi animas, caetera tolle . Io i corpi li lascio a terra. Don Camillo, non riesci dunque a ritrovare il tuo cervello?”. “Faccio fatica, ma lo ritrovo” rispose don Camillo. “Non pretendevo che voi amministraste personalmente le gambe dei miei. Tanto più che son migliori di quelle degli altri. Dico che non avete impedito che la disonestà di un uomo incolpasse i miei uomini di un fallo non commesso”. “Sbaglia il prete nel dir messa, don Camillo: perché non ammetti che altri possa sbagliare pur senza essere in mala fede?”. “Si può ammettere che uno sbagli in tutti i campi, ma non quando si tratta di arbitraggio sportivo! Quando c’è di mezzo un pallone... ”. “Anche don Camillo ragiona, non peggio di Peppone, ma addirittura peggio di Fulmine che non ragiona per niente” continuò il Cristo. 16 17 18 : Ricardo Zamora, famoso portiere della nazionale di calcio spagnola negli anni Trenta. : in latino, “lascia a me le anime, prenditi il resto”. : il cane da caccia di don Camillo. 16 Zamora 17 Da... tolle 18 Fulmine