Parve meravigliato della mia domanda. “È un panfilo”. “Per esser chiaro”, soggiunsi “vorrei sapere se c’è una vaga possibilità di muoverlo o se è una struttura fissa. Se è inamovibile, me lo dica francamente, e allora ci procureremo qualche cassettina di edera, metteremo dei fiori e delle tende sulla tolda, in modo da abbellire l’insieme. Se, invece, esiste una sia pur vaga possibilità di muoverlo...”. “Muoverlo?” interruppe il capitano Goyles. “Aspetti che il Rogue abbia il vento dalla sua, e poi...”. Domandai: “E qual è il vento che va bene?”. Il capitano sembrò perplesso. “Nel corso di questa settimana,” proseguii “abbiamo avuto vento dal nord, dal sud, dall’est e dall’ovest... con variazioni. Se c’è qualche altro punto cardinale da cui il vento possa soffiare, me lo dica, e io aspetterò. Altrimenti, se l’ancora non ha decisamente messo le radici sul fondo, la leveremo oggi, tanto per vedere quel che succede”. Capì che ero irremovibile. “Sta bene, signore: lei è il padrone e io sono al suo servizio. Grazie a Dio, soltanto una delle mie creature dipende ancora da me, e senza dubbio, signore, i suoi esecutori testamentari sentiranno il dovere di far qualcosa per la mia vecchia”. Il suo tono solenne mi fece una certa impressione. “Signor Goyles, parliamoci francamente” dissi. “Esistono condizioni atmosferiche tali da consentirci di uscire da questo maledetto buco?”. Il capitano Goyles ritrovò immediatamente l’usato tono gioviale. “Vede, caro signore, questa è una costa un po’ speciale. Se fossimo già lontani tutto andrebbe bene; ma lei capisce, prendere il largo da una costa simile, con un guscio di noce come il mio... ecco, non è uno scherzo”.