Intanto Codoni padre continuava ad asserire che l’autista era uno zingaro, che il vero autista era il finto zingaro che gli aveva rubato le scarpe, e continuava a chiedergli di che tribù fosse. Ferrari strisciava tra i sedili tentando di impadronirsi della gallina mascotte. Noi avevamo completamente spogliato la signora Buzzi che spiritosamente stava al gioco e continuava a chiedere dov’era il marito. Buzzi era sempre sul tetto, flagellato dalla pioggia, e cercava di dare una polpetta avvelenata agli attacchi. Io riuscii a fare un buco nella fisarmonica di Rapezzi, e ne uscirono venti stecche di sigarette. A questo punto l’autista tirò fuori un violino e cominciò a suonare un’aria tzigana. Codoni saltò in aria urlando “Avete visto!”, ma l’autista spiegò che non era uno zingaro, e che aveva imparato a suonare per vincere la monotonia dei lunghi viaggi. Codoni non sembrò convinto, e anche qualcuno di noi. L’avvocato Della Lana disse: “Si va che è un piacere, eh!” e subito forammo tutte e quattro le gomme e quella di scorta esplose come una bomba. Decidemmo di fare una sosta all’Autogrill. Subito ci dividemmo in varie direzioni. Cecconi andò a scrivere Forza Bologna su tutte le auto del parcheggio. Rapezzi partì in direzione dei cessi per andare a rompere tutte le catenelle e Galli cominciò ad andar giù dalla porta con cellula fotoelettrica finché essa impazzì tagliandolo per il lungo. Noi entrammo tutti per bere qualcosa, meno Ferrari che scivolò in cucina per farsi arrostire la gallina. Ordinammo sei caffè, ma appena si sentì il dlin dello scontrino i due della Sempre Avanti! stesero la cassiera con una serie di ganci al corpo. Intanto i bambini si erano lanciati nel labirinto del supermarket e segnavano con una croce nera tutto quello che volevano comprare.