In dubbio se affacciarsi o no, mentre il treno rallentava, e salutare i cari amici già dal finestrino o attendere la fermata e discendere come un passeggero qualsiasi, il treno oramai in stazione, sentì – e ben si potrebbe dire “vide” – il suono della banda provenire dalla piazza antistante il palazzo della ferrovia dove di solito si celebravano le manifestazioni delle patrie ricorrenze . Uscito fuori, con un solo sguardo raccolse i noti volti, appunto, delle autorità, dei rappresentanti della ASN e di almeno altre mille persone festanti con le braccia e le mani levate in alto quasi a sostenere su un trono gli undici eroi della squadra locale di calcio di infima divisione, gli undici signorini, mantenuti a latte e burro e che avevano vinto, chi? gli altri undici della squadretta di Gani... Un due a uno. Ora i nofinesi li portavano in giro per le strade come santi, e donne vecchie e bambini dai marciapiedi, dai balconi, dai vani delle finestre lanciavano loro fiori e saluti. Col cuore e lo sguardo in un vuoto d’aria Spen si diresse a casa per una stradina secondaria. Il pomeriggio domenicale era desolante. A casa non trovò la madre, recatasi, come sempre nei giorni di festa, dalla sorella. Sulla tavola giacevano una frittata di maccheroni e una fettina di carne. Una pera. Una brocca con l’acqua. Dalla finestra appannata si scorgevano le chiome del giardino di aranci e di limoni. Senza comunicare con se stesso, Spen sedette e mangiò il pasticcio di maccheroni. Indi, tagliò un pezzo di pane in due, v’infilò la sottile fetta di carne e, spostando la posizione del corpo verso la finestra, continuò a mangiare, guardando oltre il giardino, meccanicamente. 22 : feste nazionali. 22 patrie ricorrenze