“E se piovesse?” domandò. “Il bollettino radio prediceva brutto tempo”. Pistone si espresse un po’ ruvidamente a proposito dei bollettini radio, e continuò: “Ascoltami bene, amico: l’olio per il differenziale l’ha pagato tuo padre, quello per il cambio e per il motore l’ho fregato al padrone, ma le candele ce l’ho messe io. Candele Champion, tipo corsa, per servirti. E oggi ho sfacchinato come un mulo, per i preparativi...”. Ugo capì che né un nubifragio né un terremoto avrebbero ormai potuto arrestare Pistone sulla via dell’impresa alla quale egli aveva legato se stesso e la Topolino, per la vita e per la morte, o, quantomeno, per l’onore. Aspettò che venisse sera. A tavola non gli occorse nemmeno fingere di star male: neanche se avesse voluto, avrebbe potuto mandar giù bocconi più difficoltosamente di quanto stava facendo. Sua madre s’impressionò tanto che, ad un certo momento, sarebbe stata persino rassegnata a rinunciare al cinema. Per un attimo, Ugo fu arbitro del destino: da una parte c’era l’acquiescenza e la pace dell’animo, dall’altra la ribellione e il tormento, legati all’avventura grandiosa e tremenda, in fondo alla quale ci sarebbe stato certamente il collegio, ma fors’anche la gloria, e, in ogni caso, la coscienza di contare qualcosa, nella vita. Sentì la voce sollecita della madre insistere: “Rispondi, Ugo: ti senti poco bene?”. Aveva egli il diritto di ostacolare volontariamente gli avvenimenti? “Sto benissimo”, protestò. “Soltanto, ho mangiato troppo a merenda”. “Cos’hai mangiato?” “Tutte le paste”. 12 : la rassegnazione, l’arrendevolezza. 12 l’acquiescenza