Arrivò quasi a toccarla abbordando una curva, perdette qualche metro sul lungo ponte dell’Adige, la riacciuffò subito dopo. Quello davanti s’era accorto della minaccia e filava a tutto acceleratore. Ma si trovò inaspettatamente di fronte ad un gomito e dovette frenare. Pistone invece spinse più a fondo, passò come un disperato a destra, guadagnò subito una buona distanza sull’avversario. Prima di uscire dalla città, l’aveva seminato. “Sei stato grande”, disse Ugo tirando il fiato. “Zucchero”, rispose Pistone inflessibile. Guidò per un lungo tratto in silenzio, sempre aggrappato al volante, impegnato a dare tutte le sue forze alla macchina. Poi parlò ancora, e disse alcune di quelle parole per le quali Ugo era stato costretto a rinunciare, ufficialmente , alla sua amicizia. Qualcosa non andava come Pistone avrebbe voluto. Ugo si voltò indietro e scorse, in fondo al rettifilo, i fari della macchina che seguiva. “Quel cane”, disse Pistone. Il rettifilo pareva interminabile. C’erano alberi solo sul lato sinistro della strada, dall’altra parte correva una linea tranviaria, che ogni tanto si staccava e spariva, per riapparire un poco più avanti. “Cronometrami il distacco”, disse Pistone avvicinandosi alla prima curva. Ugo fece scattare il pulsante non appena, per effetto della curva, i fari della macchina inseguitrice sparirono. Bloccò la lancetta quando li vide spuntare nuovamente. “Cinquantasette secondi”, disse. Pistone non fece commenti. “Accendimi una sigaretta”, disse. Ugo la accese e gliela passò, poi aspettò la prossima curva. Ripeté la manovra col cronometro. “Quanto?” domandò Pistone. “Quarantadue”. 23 : in modo apparente, ma non nella sostanza. 23 ufficialmente