LEGGERE E CAPIRE IL CONTESTO I due personaggi principali del racconto, Pistone e Ugo, appartengono a due ceti sociali diversi: il primo, apprendista meccanico, fa parte della classe operaia, mentre il secondo, figlio di un professionista (il padre è veterinario), studente liceale destinato probabilmente a frequentare l’università, è senz’altro classificabile come un borghese. Oggi queste distinzioni suonano piuttosto artificiose e antiquate, e non comportano nella pratica situazioni discriminatorie, soprattutto a livello giovanile; ma all’epoca in cui si svolge il racconto, che dalle indicazioni offerte del testo si può fissare intorno agli anni Cinquanta, le differenze sociali erano avvertite in maniera piuttosto netta, e producevano conseguenze non trascurabili: la principale era una sorta di separatezza fra i due universi, quello “proletario” e quello “borghese”, che si incrociavano solo in rare occasioni e sempre con la precisa coscienza di una reciproca estraneità. Si faccia caso, in questo racconto, al modo “clandestino” con cui il ragazzo proletario e il ragazzo borghese vivono la loro amicizia: i genitori di Ugo, in base ai loro pregiudizi di classe, non hanno piacere che il loro figliolo frequenti un coetaneo come Pistone, considerato magari un bravo ragazzo, ma che per educazione, atteggiamenti, interessi, cultura e mestiere non è ritenuto l’amico giusto per uno studente liceale (“Pistone non si fermò davanti al cancello, ma più oltre, dove un folto gruppo di alberi lo nascondeva alla vista della casa: era conscio di non essere il genere di ragazzo che i genitori di Ugo prediligessero quale amico del loro figliuolo”, “disse alcune di quelle parole per le quali Ugo era stato costretto a rinunciare, ufficialmente, alla sua amicizia”). Anche il sistema scolastico era organizzato in modo da favorire oggettivamente questa separatezza: dopo i cinque anni obbligatori delle elementari, per chi intendeva continuare gli studi si aprivano due strade: la prima consisteva in un corso triennale di carattere professionale, il cui sbocco naturale era il mondo del lavoro; la seconda era rappresentata dalla scuola media (per accedervi era necessario superare un esame di ammissione) che prevedeva la continuazione degli studi di tipo tecnico o liceale; all’Università, infine, si poteva accedere, fatta eccezione per poche facoltà raggiungibili dagli istituti tecnici, solo dal liceo. È evidente che un sistema di questo tipo favoriva i giovani di estrazione sociale medio-alta, le cui famiglie erano in grado di sostenerli culturalmente ed economicamente, e creava le condizioni per una società rigidamente stratificata, in quanto il destino delle giovani generazioni veniva, tranne rare eccezioni, indirizzato prestissimo in direzioni diverse. La stratificazione sociale negli anni Cinquanta