Capitolo 5 5 33 Grazie ad una perlustrazione fortunata Argo fa vita comoda. Riposo e cibo in abbondanza sottratto con facilità all uomo. Durerà? La mattina dopo il padron del pollaio vedendo qualche penna in terra si lamentò ad alta voce sebbene fosse solo: «Comincia presto quel maledetto gallo. Se me ne capitasse un altro lo cambierei. Esagerato! . Poi passò a pulire il fondo delle gabbie dei conigli, rinnovò l acqua delle bottiglie che pescano a testa in giù nelle loro vaschette, riempì le piccole mangiatoie. Dette il pastone alle galline, spalancò l uscio del recinto perché potessero entrare e uscire liberamente. Soddisfatto era. «Ci vedremo stasera disse, e se ne tornò in paese contento d avere, a differenza di molti, polli suoi, conigli suoi, da mangiare. Anche Argo non aveva da lamentarsi. S era sistemato pochi metri sopra il recinto su una gobba del terreno in un folto di ginestre, pianticelle senza spine che, pieghevoli come sono, non dan fastidio agli occhi. Il loro odore sa di selvatico e di bosco. Stando così senza far nulla aveva tempo di grattarsi e toccandosi con le zampe il collo dove lavorava una pulce, incontrò il metallo duro del collare. Si dimenticò della pulce e volle levarselo. Si stirò in tutti i modi, c infilò dentro le zampe, ma se non volle strozzarsi dovette smettere. Si rassegnò, ma già dopo pochi giorni di lontananza dagli uomini non riusciva a capacitarsi come mai fosse nato con quella roba al collo. A bere andava in un fossetto e l aveva trovato non perché avesse sentito il rumore di quel filo d acqua, ma perché quella gola1 gli era sembrata fresca. 1 gola: parte stretta e profonda del terreno.