50 ARGO 9 Argo ha ora un fanatico ammiratore. Un cacciatore si è ora innamorato di lui. rimasto folgorato dal suo sguardo e incantato dalla sua «fronte da pensatore . disposto a tutto pur di averlo. Quella mattina Argo, seguendo l odore di una lepre, aveva camminato per un sentiero del bosco non più battuto dagli uomini. La vegetazione infatti l aveva tutto invaso, e si poteva star sicuri che nessuno ci passava più in piedi. A quattro zampe si poteva ancora. Sbucando in uno slargo dov era stata fatta una carbonaia, vide sulla terra nera tante foglie bianche e sopra quelle, ciuffi di ciliege rosse cadute, a tappeto. Ma sul finire d ottobre ciliege non ce ne sono e il cane se ne dovette convincere quando l ebbe in bocca, senza sugo, appena dolciastre, dal sapore di farina macinata grossa. Erano infatti i frutti dell albero chiamato farinaccio1, nato e cresciuto in quel luogo, grosso ormai come un castagno, che stendeva la sua vasta chioma del color di fiamma, più ampia d una grande coperta rossa. Quello vide il cane, quando si girò in su, e l ombra di un merlo che richiudeva l ali nere sopra un grappolo e cominciava a beccare facendolo sussultare a ogni strappo. In quel momento un tuono fece rabbrividire il merlo al suo grappolo: ci restò un attimo come imbalsamato e cadde con quello davanti al muso del cane. Dopo il primo momento di paura Argo gli mise le zampe addosso e intanto si ricordò: rivide il Padrone col pelo, un capanno dove si poteva stare con lui, ma senza far rumore, gli sembrò di risentire i colpi di quel tempo, riascoltò il cigolio dell uscetto quando si torna fuori e gli apparvero uccelli per terra. Guardò quello davanti, vero, lo ingollò con le penne, si mise ad 1 farinaccio: varietà di sorbo.