Capitolo 14 14 75 Ci si può fidare degli amici? Dà coraggio la loro compagnia. Il loro esempio insegna. Ma a volte essi conducono in avventure senza uscita. Finché durò la minestra Argo non ebbe preoccupazioni. Ci fu la novità che vennero in due a prendere le galline ed ebbe voglia d abbaiare, ma si trattenne quando vide che avevano la chiave del pollaio e considerò i gesti sicuri fatti alla luce del giorno. Una però riuscì a scappare e quando si vide seguita con determinazione spiccò il volo giù per la costa e dagli uomini si salvò. Dopo poco già raspava in una bella radura dove trovò qualche lombrico in superficie e germogli giovani, ma uova non ne poté fare nel bosco perché Argo accampò dei diritti su di lei, che sono quelli del lupo sull agnello. Inutilmente la gallina si meravigliò due o tre volte, e disse le parole più vecchie del mondo: «Che t ho fatto? che t ho fatto?, che t ho fatto? . Quello fu l ultimo regalo della casetta solitaria. Argo, già immerso nel bosco, in quello continuò, ma, per il suo desiderio di star lontano dall uomo, fame ne patì tanta. Era più che altro la pancia a farlo soffrire. Potendo l avrebbe abbandonata da qualche parte come un sacco vuoto, per trovar pace. Era infatti quella che lo faceva andare naso a terra, ma troppo velocemente, per coste pietrose, per prunai, per frondai, quasi sempre per nulla. E pace non ne dava, come se avesse messo lei i denti e con quelli, quando ci si riposa, dà un morso. Così assillato, e quella sera spinto su per un monte per veder di trovare come pacificarla prima del buio la pancia, era quasi in cima, quando si vide davanti contro il cielo il Lupo fermo che l aspettava. Quel brigante, quando Argo deviò da una parte, si parò da quella, quando andò dall altra si piazzò in modo da impedire ugualmente il passo.