86 ARGO 16 A furia di girare per i monti Argo s imbatte un giorno in una montagna nera, minacciosa. Non ne ha mai viste di simili. Fa paura. Vorrebbe non averla mai incontrata! Poi fu al suo canile recinto, dove una volta aveva la cuccia, ma ci arrivò tanto silenzioso che i suoi amici non lo sentirono. Quando videro quell ombra alla rete abbaiarono appena perché riconobbero l odore, e fecero star subito zitta una cocherina che disturbava davvero la visita. Quella stupidina infatti non l aveva mai visto: l aveva portata il Padrone senza pelo quando il posto d Argo era rimasto vuoto. Seppe da loro della cattura di poche lepri. Lasciò capire che di lepri lui aveva vissuto per mesi, quasi tutte prese al covo. Ci credettero per via del vestito che portava, segnato, spelato, stinto, e per le movenze leggere e silenziose come quelle delle farfalle. Li invitò ad uscire dalla rete: non ne erano capaci. Lui poteva entrare e sortire, ma non glielo fece vedere. Invidiarono la sua testa. Prima d andarsene guardò il grosso fico dentro la rete. Ricordò i frutti dolci. Ai suoi compagni lasciò un regalo: sognarono. Alla capanna accanto che ben conosceva bevve uova ai covi1, mangiò pezzi di pane duro avanzato, leccò i recipienti della semola, trovò teste di coniglio con le lunghe orecchie di cui gli uomini si servono per lanciarle lontano, e dove le buttano si sa. Sangue non ne versò2 e avrebbe potuto, ma ormai non aveva più fame. Si fermò per caso sui monti vicini, in una riserva, solo perché trovò un difficile odore di lepre, buono per domani. Sotto vedeva i lumi di due paesi e quelli di casolari sparsi. La gente dormiva den1 bevve uova ai covi: succhiò le uova trovate nei covi delle galline. 2 Sangue non ne versò: non uccise animali presenti nella capanna.