124 IL TRENO DELLA SPERANZA 19 Il cronometro d oro Anno 1973: trent anni dopo. Dalla poltrona della presidenza, il professor Dughini, in pausa di lavoro, sorbendosi un caffé, guardava il cortile del suo istituto, ai bordi del quale fiorivano molte piante di rose. Sfuggito ai campi di concentramento, a guerra finita era tornato all insegnamento, aveva pubblicato libri scolastici e testi di critica letteraria, s era sposato ed era padre felice di tre figli. Le vicende vissute nel quadriennio bellico, di tanto in tanto, gli tornavano alla mente, soprattutto quando si soffermava a contemplare il lucido quadrante del cronometro d oro, che portava sempre al polso, come per assolvere ad una specie di voto. Nell angolo dell ufficio, c era una lunga lancia con la bandierina azzurra, a ricordo delle cavalcate per mezza Europa. Non aveva partecipato, come qualcuno gli aveva suggerito, alla tumultuosa vita politica del dopoguerra, perché pensava a ragion veduta, che la militanza in un grosso o in un piccolo partito sarebbe stata una palla al piede, un accettazione di un programma prestabilito, che obbediva in teoria a dei princìpi ideali, in pratica all opportunità e al compromesso. Invece, egli voleva essere il più possibile un uomo libero, che non ambiva ad emergere, se non culturalmente, ed odiava i giochi di potere ed il potere stesso. Per lui la democrazia avrebbe dovuto permettere all uomo giusto di occupare il posto giusto e merito ed onestà dovevano essere gli unici passaporti per ottenere un pubblico riconoscimento. I fatti, purtroppo, gli avevano dato ragione e la partitocra-