135 20 Ultimo ricupero Il giorno dopo tutti decisero che bisognava festeggiare gli eventi. Niente lavoro di scavo, pranzo con strudel (una specialità di Susi), visita ai reperti archeologici e, caso mai, un salto a Chiusi per parlare con i responsabili della Sovrintendenza. «Ci deve essere, a curarsi del Museo, una archeologa che conobbi anni fa in Istituto e ho persa di vista. Una certa Donghi, Laura Donghi1, se ricordo bene , disse a Marco, zio Roberto, mentre sorseggiavano il caffè. «Un archeologa? Ah forse l abbiamo vista , rispose Marco con una sfumatura di disagio. Guardò Susi. Era spiacevole riferire certe cose, ma pareva indispensabile. Così dissero che il giorno in cui avevano visitato il Museo era comparsa, di fatto, una che il custode chiamava la Signora e che era un archeologa con responsabilità direttive. Ma essi erano rimasti stupiti nel vedere che uno dei tombaroli, di cui lo zio era già informato, si era incontrato proprio con questa signora; e ricordavano di come parlassero insieme, quel giorno, da gente che ha l abitudine a discutere affari. Zio Roberto, invece, non si mostrò stupito affatto. Tacque un po , fissando il fumo della sigaretta che saliva lento, poi disse: «Ragazzi, una delle regole del gioco archeologico è anche quello di avvertire la magistratura se un funzionario addetto alla conservazione dei beni manca a qualche dovere. Non insinuo nulla, capitemi. Ma se la regola c è, è segno che il fatto può succedere. D altronde può anche trattarsi semplicemente d una certa amicizia, della richiesta di qualche consiglio Agli archeologi non piace fare i poliziotti . 1 Laura Donghi: naturalmente si tratta di personaggio inventato, anche se, per esigenza di narrazione, è collocato in un luogo reale.