71 10 La danza di Mi-Mi Il bar era vuoto. A un tavolino, davanti a una birra bevuta a metà, c era soltanto Fredo; aspettava. Voleva sapere che cosa aveva combinato Gino a Chiusi con la signora del Museo. La signora, per loro due, era l archeologa, e Gino andava da lei per avere consigli quando riuscivano a trovare qualche pezzo antico. Un piccolo favore, non ci vedevano niente di illecito: essi le coltivavano un pezzo d orto, che aveva appena fuori città; e a lei facevano pena perché si arrabattavano in quel lavoraccio di tombaroli. La legge è legge, s intende: ma lei, che non era pretore bensì una studiosa, non indagava. La porta si aprì e Gino, che aveva appoggiato la bicicletta al muro, entrò. «Ciao a te. Allora? , gli domandò Fredo senza preamboli. Gino sorrise astuto. Si fece portare lui pure un birra fresca e sorseggiandola fece la relazione. Disse di come aveva visto i ragazzi del Cascinotto al Museo e, soprattutto, della misteriosa mezza frase sugli orecchini. «Il ragazzo stava parlando alla gemella e, quando vide sul libro la figura del gioiello, venne fuori con una esclamazione che mi ha fatto drizzare le orecchie. Ero appena dietro; ma, voltandosi, mi ha visto e subito si è ripreso, il furbo . «Che hai capito? . «Come l altra volta dell orcio. Quello, lo giurerei, quegli orecchini li ha visti. Dove? mi domando. Non può essere che vicino al Cascinotto, o dentro. Quelli non erano venuti per trovare tesori. Dunque, qualche cosa è accaduto, dobbiamo saperlo a ogni costo. Io non so se la signora, davanti a un paio di orecchini come quelli, non si farebbe poi scrupolo1. 1 non si farebbe poi scrupolo: sarebbe meno indulgente con loro. Gino comprende che la serietà professionale non potrebbe consentire all archeologa, che pure li compatisce, troppo permissivismo.