Capitolo 6 LE TRE LETTERE DI MEAULNES Che fare? Il tempo si schiarì un po . Si sarebbe detto che il sole stesse per mostrarsi. Una porta sbatteva nella grande casa. Poi tornava il silenzio. Di quando in quando, mio padre attraversava il cortile per riempire un secchio di carbone con cui imbottire la stufa. Scorgevo i panni bianchi appesi alle corde e non avevo nessuna voglia di rientrare nel luogo triste trasformato in stenditoio, per trovarmi faccia a faccia con l esame di fine anno, quel concorso di Scuola Normale1 che doveva essere ormai la mia sola preoccupazione. Cosa strana: a quella noia che mi affliggeva si mescolava come una sensazione di libertà. Meaulnes partito, tutta quell avventura terminata e mancata, mi sembrava almeno di essere liberato da quella strana preoccupazione, da quell occupazione misteriosa che non mi permetteva più di agire come tutti gli altri. Meaulnes partito, non ero più il suo compagno di avventure, il fratello di quel cacciatore di piste; ridiventavo un ragazzo di paese come gli altri. Era facile e non dovevo far altro che seguire la mia naturale inclinazione. Il minore dei Roy passò nella via fangosa, facendo roteare all estremità di una funicella, e poi lanciandole in aria, tre castagne attaccate che ricaddero in cortile. Il mio ozio era tale, che mi divertii a rilanciare due o tre volte le castagne dall altra parte del muro. 1 Scuola Normale: cfr. nota 1 del capitolo precedente a pag. 141. 153