62 IL GRANDE GIOCO 8 Un sofà per Guendalina Dopo aver proferito queste parole, Guendalina si chiuse in un silenzio assoluto. Nemmeno il boato di voci che si levò al primo rifornimento del trenino suscitò in lei la minima curiosità. Sembrava proprio che avesse deciso di non pronunciarsi mai più su nulla. Francesco, Enrico e persino Hortensia con Irina, si animarono non poco al passaggio della locomotiva, che stava precipitosamente trascinando i suoi quattro vagoni giù per una collina ghiacciata della quale aveva faticosamente raggiunto la sommità solo pochi istanti dopo essere stata alimentata. Erano un vero capolavoro di modellismo: Osvaldo ne andava giustamente fiero. L unica cosa che distingueva quello da un trenino vero erano le dimensioni ridotte. Era talmente straordinario che nessuno avrebbe nemmeno provato a pensare di poterlo portare via con sé. Era bello come un monumento antico: qualcosa di cui poter godere con gli altri, perché sarebbe stato troppo per qualsiasi persona sola. Ancora pochi minuti e avrebbe raggiunto i primi accenni di vegetazione, che già si intravedevano poco lontani. Il comportamento di Guendalina non stupiva nessuno. Era risaputo che, pur essendo un tipo socievole, il suo carattere era contrassegnato anche da una profonda tristezza, qualcosa che pareva come l ombra di un corpo al sole: incancellabile. Pensavano che, come in altre occasioni analoghe, sarebbe bastato lasciarla in pace per un po e tutto sarebbe tornato alla normalità. Il primo segno che destò preoccupazione fu che a un certo punto sparì. Hortensia non aveva perso la sua prontezza di spirito: «Guardate se è dietro la colonna . «L ultima volta era dietro di me, adesso non c è più! , si