Erich Maria Remarque GRAN FESTA, STANOTTE Nessuno che non vi sia stato può davvero comprendere fino in fondo gli orrori della guerra di trincea. Ma è possibile affidarsi a un grande scrittore che ne abbia fatto esperienza e seguirlo mentre, con gli altri uomini del suo reparto, trascorre una notte sulla linea del fuoco. Non è ancora, si badi, il combattimento vero e proprio, ma lo spaventoso prezzo di sangue e di terrore che ogni giorno e ogni notte i soldati di entrambi gli schieramenti hanno dovuto pagare per ben cinque anni emerge ugualmente in tutta la sua nuda, sporca verità. Non vi sono vincitori o vinti, non vi sono giusti o colpevoli; non importa essere tedeschi (come il narratore), o francesi, o inglesi, o anche italiani, austriaci, russi, serbi, e così via: la guerra travolge le coscienze di tutti, insieme ai corpi, indipendentemente dalla nazione, dalla classe sociale, dal grado di cultura o di sensibilità. Non importa neppure ricordare come serva agli interessi di pochi e coinvolga invece l esistenza di tutti gli altri, ad eccezione forse proprio di coloro che ne traggono profitto. La guerra è il male, e non è importante chi l abbia davvero provocata. Erich Maria Remarque (Osnabr ck, Germania, 1898 - Locarno, Svizzera, 1970) partecipò giovanissimo alla prima guerra mondiale e ne riportò due grandi vocazioni: quella letteraria e quella pacifista. Le sue opere furono un costante appello antimilitarista: Niente di nuovo sul fronte occidentale (1929), Tre camerati (1937), Arco di trionfo (1946), Tempo di vivere, tempo di morire (1954) sono i suoi romanzi maggiori e insistono tutti sull insensatezza della guerra come soluzione per qualsiasi problema. Per le sue posizioni, dovette abbandonare la Germania nel 1939 e trasferirsi prima negli USA, poi in Svizzera. da E. M. REMARQUE, Niente di nuovo sul fronte occidentale, traduzione di Stefano Jacini, Milano, Mondadori, 1931 135