Beppe Fenoglio L ANDATA Un atto di temerarietà quasi folle, nel quadro della grande tragedia della guerra partigiana; un angolo di Piemonte, un gruppo di giovani in cui i fermenti dell età poco si adattano alla tattica di prudenza necessaria ai partigiani, dopo la grande controffensiva nazi-fascista dell autunno 1944. Il racconto è condotto con quella impassibilità che Fenoglio aveva imparato dai grandi scrittori statunitensi i cui scritti erano circolati anche clandestinamente in Italia, durante gli ultimi anni precedenti alla seconda guerra mondiale. Un impassibilità che è tuttavia ben lontana dal negare il valore profondamente morale di ciò che si va raccontando: saranno i fatti a parlare, assai più dei possibili commenti del narratore. E i fatti parleranno il linguaggio crudele della guerra e della guerra civile, in particolare, che è una tragedia nella tragedia, poiché oppone uomini e spesso donne di una stessa nazione, gli uni contro gli altri. I giovani partigiani del racconto muoiono senza un vero perché; Fenoglio sembra dire che sarebbe vano cercare un perché in qualsiasi altra morte di qualsiasi altra guerra: un perché non esiste. Beppe Fenoglio (Alba, Cuneo, 1922 - Torino, 1963) fu il grande cantore delle sue Langhe e della guerra partigiana. Dopo i racconti de I ventitré giorni della città di Alba (1952), scrisse romanzi come La malora (1954), Primavera di bellezza (1959), Il partigiano Johnny (1968), La paga del sabato (1969), oltre agli altri racconti di Un giorno di fuoco (1963). Il suo mondo è apparentemente confinato sulle colline comprese tra il Tanaro e le Alpi liguri, ma in realtà i temi della libertà, della disperata povertà, del lavoro ostinato, della baldanza giovanile, della solitudine irrimediabile, sono validi per tutti gli uomini e per tutto il mondo. da B. FENOGLIO, I ventitré giorni della città di Alba, Torino, Einaudi, 1952 175