Jerome David Salinger GI AL DINGHY Un bambino si rifugia nella barca a vela di suo padre, all ormeggio in un lago, e si rifiuta di rientrare in casa. La madre lo stimola con una conversazione assolutamente non convenzionale, fino a che, poco a poco, emerge la verità: il piccolo ha sentito la governante definire suo padre con un termine di gergo che non ha capito, ma che confusamente gli ha fatto scattare un desiderio di fuga. Nella sua innocenza ha inteso male la parola e le ha attribuito un significato fantastico, mentre in realtà la donna ha parlato dell uomo come di uno sporco ebreo . Se l equivoco, data l inesperienza del protagonista, può essere ricomposto dalla madre senza traumi per il bambino, resta però in lei la dura esperienza dell improvviso irrompere nella sua famiglia dell antisemitismo, anche in un paese democratico come gli Stati Uniti, anche in una classe sociale elevata com è quella a cui i personaggi del racconto appartengono. Il sottile gioco intelligente con cui la donna riallaccia il dialogo con suo figlio è dunque contrapposto alla volgare e chiusa intolleranza del pregiudizio: in mezzo, vi è l innocenza del bambino che dovrà, lo si intende alla fine, affrontare chi sa quante altre volte, nel suo futuro, ostilità che allora saprà vedere e di cui potrà dunque soffrire. Jerome David Salinger (nato nel 1919 a New York, USA) ha legato il suo nome soprattutto al romanzo Il giovane Holden (1951) con il quale ha riscosso un successo travolgente a causa soprattutto della novità dello stile. La seconda grande opera di Salinger fu proprio Nove racconti (1953) da cui è tratto quello presentato: situazioni paradossali e apparentemente grottesche, che rivelano tuttavia un risvolto assolutamente realistico, mettendo in luce tensioni e contraddizioni della società americana. da J.D. SALINGER, Nove racconti, traduzione di Carlo Fruttero, Torino, Einaudi, 1962 313