Isabel Allende NELLA GIUNGLA DEL QUARTIERE Un ragazzo vive i suoi anni in un quartiere malfamato ai margini di una grande città del Nord America, sperimentando, via, via, la durezza di un ambiente in cui nulla e nessuno aiutano a formarsi, se non il confronto-scontro con i coetanei, con la polizia o con gli adulti più aggressivi. Se la violenza è il codice naturale dei gruppi latino-americani cresciuti in questi ghetti; se la droga e l alcool sono i segni distintivi di una virilità molto mal intesa, tutto, sembra dire l Allende, può essere affrontato e tenuto a bada dalla cultura e dall ironia. Gregory, il protagonista di Il piano infinito, da cui è tratto questo brano, si trova molto rapidamente a un bivio: se seguirà il piano inclinato della vita di quartiere e cercherà semplicemente di essere il più violento tra i violenti, il più scaltro tra gli scaltri, il più cinico tra i cinici, finirà di certo i suoi giorni in un carcere o in un ospedale. Una vivace intelligenza e degli affetti costanti negli anni potranno però essere gli strumenti di un proprio modo di essere, all interno di un ambiente che resterà comunque molto difficile. Isabel Allende (nata a Lima, Perù, nel 1942, ma di nazionalità cilena) è stata costretta a lasciare il Cile dopo il colpo di stato del generale Pinochet (1973), stabilendosi prima in Venezuela e poi negli Stati Uniti. Già con il suo primo romanzo, La casa degli spiriti (1982), ha raggiunto il successo internazionale, confermato poi da numerose altre opere, tra cui ricordiamo Eva Luna (1987), Il piano infinito (1991), Ritratto in seppia (2000). da I. ALLENDE, Il piano infinito, traduzione di Edda Cicogna, Milano, Feltrinelli, 1992 331