Italo Calvino FURTO IN UNA PASTICCERIA La città è stata a lungo un mito, un luogo a cui tendere da parte di migliaia di contadini che la miseria cacciava dalla terra e le luci delle metropoli attiravano con la promessa di una prosperità che avrebbe comunque permesso di approfittare, alla peggio, delle sue briciole. La città di questo racconto di Italo Calvino, poi, è quanto sta rinascendo dopo le privazioni della guerra: è il simbolo del comparire del superfluo, dopo che per anni è stato difficile procurarsi il necessario. L abbondanza che i maldestri ladri, protagonisti della vicenda, materialmente toccano e gustano nella pasticceria è il materializzarsi di quel paese di Cuccagna da sempre vivo nell immaginazione popolare e qui finalmente incontrato. Ma tanta disponibilità si offre così generosamente soltanto in seguito a un atto criminoso (lo scasso e il furto), e presto la polizia interverrà, ripristinando le gerarchie sociali Italo Calvino (Santiago de Las Vegas, Cuba, 1923 - Siena, 1985) è forse il più grande narratore italiano della seconda metà del Novecento. Nessuno come lui ha saputo conciliare il gusto della favola, dell invenzione, dell assurdo con l acuto moralismo con il quale ha guardato all evoluzione della società italiana del dopoguerra. I suoi romanzi (Il barone rampante, 1957, Le città invisibili, 1972, Il castello dei destini incrociati, 1973) tendono al fantastico, ma la sua prima raccolta di racconti, Ultimo viene il corvo, è ancora ben permeata di una visione realistica e concreta della realtà che consente al lettore un analisi priva di retorica della condizione soprattutto urbana della società italiana appena uscita dal secondo conflitto mondiale. da I. CALVINO, Ultimo viene il corvo, Torino, Einaudi, 1949 67