E di colpe Don Fernando molte ne aveva a pesargli sulla coscienza. L’ultima e la più grave di tutte era rappresentata dalla fanciulla velata, che lo attendeva di là dalla porta. Costei si chiamava Lucinda ed era una novizia22, da poco entrata, per sua vocazione, in un monastero di clausura.
Intravista un giorno dal giovane e scapestrato23 signore da dietro le grate24 del parlatorio, la bella monaca non aveva più goduto di alcuna pace. Tormentata con continue visite, importunata con piccoli doni, infine sedotta con bigliettini, in cui lo spasimante le confessava la propria passione, Lucinda aveva in ultimo acconsentito a quanto le veniva richiesto e concordato il giorno e l’ora della fuga. Che, a giudicare dalla polvere, da cui Fernando era ancora coperto, non era stata del tutto priva di ostacoli.
Ora però, ripensando a tutto questo, il giovane signore non poteva impedire che l’amarezza gli gonfiasse il cuore.
Colei che gli stava di fronte era una sorta di vivente rimprovero per un’intera vita spesa all’insegna del vizio e della dissipazione. L’unico vero amore che aveva provato – quello per Dorotea, appunto – egli lo avrebbe infangato e forse perfino violato, se l’onestà della fanciulla non l’avesse sottratta alle sue brame.
«Vi chiedo perdono», egli le disse, piegando il ginocchio innanzi a lei, «fate di me ciò che volete».
«Voglio», gli rispose Dorotea, con un sorriso, «essere soltanto la vostra legittima sposa, davanti agli uomini e Dio. Ora e sempre».
«E tale sarete», le rispose Fernando, mentre dietro di loro le porte si spalancavano e l’intera folla dei nostri personaggi faceva il suo ingresso nella sala della locanda.

22 novizia: donna che sta per diventare suora. A questo scopo vive in convento per un periodo di prova.
23 scapestrato: persona priva di regole e di princìpi morali.
24 grate: inferriate attraverso le quali le suore potevano parlare con gli estranei al convento.