«Uf! Uf!»
«Insomma, tornare alle vostre abitudini di sempre».
«Uf! Uf! Uf!»
«E che diavolo vi piacerebbe fare allora, benedett’uomo?»
«Esattamente quello che sto facendo adesso: il cavaliere errante», rispose Don Chisciotte con tanta prontezza, che il curato pensò bene di non contraddirlo ulteriormente. Meglio, molto meglio cogliere la palla al balzo, approfittare della piega favorevole che sembravano aver preso le cose e riportare il signor Chesciana da nipote e governante e poi...
E poi si sarebbe visto, dando tempo al tempo di fare il dover suo. Vale a dire di passare, scorrere, portando via con sé non poche delle umane follie.
Fu così che Don Chisciotte, meglio conosciuto come il Cavaliere dalla Triste Figura, fece ritorno al proprio villaggio entro a una gabbia, sopra un carro da fieno, con due buoi al traino e alle calcagna21 alcuni tipi che se la tiravano da diavoli22, ma che a guardarli bene si rivelavano subito come mascheroni da carnevale. E mascheroni da carnevale in realtà erano, come avrebbero potuto testimoniare Don Fernando, il curato e il barbiere, che sotto quei travestimenti davano il meglio della propria arte di attori.
Quanto a Dorotea, ella seguì il convoglio a bordo della propria carrozza, come si addiceva alla regina Micomicona e con a fianco Sancio. Il quale, avendo sbirciato qualche scambio di affettuosità intercorso tra Micomicona e Don Fernando, incominciava a nutrire seri dubbi che Micomicona fosse una regina e soprattutto che possedesse l’isola, su cui aspirava governare.
Il che ancora una volta dimostra come la strada del potere e della gloria sia tutta in salita e costellata di non poche – e spesso menzognere – Micomicone.

21 alle calcagna: dietro a sé.
22 se la tiravano da diavoli: si fingevano diavoli.