«...prossimo, anzi, prossimissimo governatore di un’isola», aggiunse subito colui che era stato chiamato in causa e che seguiva con il più grande interesse la conversazione.
«Dunque, son diventato l’eroe di un romanzo cavalleresco?» mormorò il signor Chesciana, frugandosi nella barbetta da capra che gli adornava il mento. «Non vi nascondo che la cosa mi riempie d’orgoglio, al punto che non mi dispiacerebbe conoscere quel desso28 – poeta o storico che sia – il quale tanto bene ha raccontato le mie gesta, per (che so?) aggiungere magari alle sue informazioni sul mio conto qualche particolare inedito».
«Si può fare, si può fare...», gli rispose con sicurezza Sansone Carrasco, che a Salamanca aveva conosciuto proprio quel Miguel de Cervantes29 di cui si stava parlando. E inchinandosi rispettosamente tolse, per il momento, l’incomodo.
«Hai sentito, Sancio?» esclamò il nostro eroe, quando il visitatore fu uscito. «Il mondo intero echeggia delle nostre gesta. Credo sia venuto il momento di farlo echeggiare ancor più».
«Lo credo anch’io», gli rispose Sancio Panza, che si era già stancato della vita di sempre.
Fuori, dalla stalla, salì sino a loro un forte nitrito. Era quello di Ronzinante, che da tempo mordeva il freno30.

28 quel desso: quello stesso, proprio quello.
29 Miguel de Cervantes: qui Cervantes, l’autore, scherza divertendosi a immaginare che un personaggio del suo romanzo lo avesse conosciuto personalmente.
30 mordeva il freno: stava malvolentieri in quella situazione ed era impaziente di agire.