13 Nelle viscere della terra

Era solo con il suo destino il Cavaliere dalla Triste Figura, ma al di sopra e accanto a lui c’era comunque qualcuno che quel destino aveva il potere di piegare e volgere magari al meglio. Quel qualcuno si chiamava Dio e, in seconda battuta1, Dulcinea del Toboso.
Si raccomandò dunque a Dio e ai suoi santi e poi a Dulcinea e alle sue grazie Don Chisciotte, mentre, davanti alla gabbia, sollecitava l’inquilino2 di quella stessa gabbia ad affacciarsi. Ma si trattava evidentemente di un inquilino poltrone e poco socievole, perché nessun ruggito, per quanto debole, giunse alle orecchie del cavaliere.
«Esci!» urlava Don Chisciotte, «esci prefigurazione di Satana3 e dei suoi malefici! Ti voglio far assaggiare questa antica lama, che ben altri nemici è stata capace di affettare».
Niente, assolutamente niente. Soltanto, dopo un’ennesima provocazione, il leone, stanco con ogni probabilità di essere assordato da quelle grida, sporse il muso fuori della gabbia (muso gigantesco, senza dubbio, ma nient’affatto feroce, se mai un poco annoiato), gettò uno sguardo intorno, si lambì4 con la grossa lingua una zampa e poi, ahimè, ritornò dentro. E vi ritornò per non uscirvi più, nonostante Don Chisciotte, pazzo di rabbia e di vergogna, lo tempestasse con ogni dileggio e contumelia5. Fino a stuzzicarlo con la punta della spada.

1 in seconda battuta: per Don Chisciotte Dulcinea viene subito dopo Dio in ordine di importanza.
2 inquilino: l’abitante della gabbia, cioè il leone.
3 prefigurazione di Satana: simbolo di Satana, cioè del diavolo.
4 lambì: leccò.
5 ogni dileggio e contumelia: ogni tipo di derisione e ingiuria.