«Beh, c’erano ovviamente Orlando, Rinaldo, quella smorfiosa di Angelica...e...e...Ma chi mi ha fatto perdere del tutto la pazienza è stato proprio Montesinos. Che è un vecchione con una gran barba bianca, che gli scende sin sotto la vita.
Secondo me, è un po’ rimbambito, perché, a un certo punto, mentre il corteo maestosamente avanzava nel prato, mi si avvicina e così, di punto in bianco, comincia a tessermi le lodi di Belerma.“Gran bella donna”, mi dice “peccato che sia un po’ sciupata. Quelle occhiaie, quelle rughe, quel colorito scuro da mora di Granata33 le son venute per il gran piangere sopra il cuore di Durandarte. Che rischia persino di marcire, perché, come vedete, è sempre all’umido. Però, a
mio parere, rimane sempre bellissima, certo non inferiore a quella signora che oggi è tanto di moda. Come si chiama?
Ah! Ricordo: Dulcinea del Toboso”».
«Impertinente!» esclamò Sancio
«Proprio», convenne con lui per la prima volta il suo padrone. «Tanto impertinente che gli avrei tirato un ceffone con il guanto di ferro dell’armatura, ma, ricordandomi il luogo in cui ero, mi trattenni, limitandomi a dirgli: “Signore, i paragoni sono sempre odiosi. Dulcinea è Dulcinea e Belerma Belerma. Non mischiamo il vino con l’acqua santa. Ma soprattutto non mischiamo l’acqua santa con l’acqua putrida”».
«Anche se io», concluse Sancio, che grazie allo stomaco sapeva che l’ora di cena era ormai prossima, «preferisco sempre e comunque il vino».
«Buon’idea!» esclamò Don Fernando, cogliendo la palla al balzo. «Andiamo tutti a tavola».

33 Granata: città della Spagna del Sud, ultimo regno dei Mori.